Curatore
Chang Tsong-zung
"Aperto" verso il futuro
Aprirsi vuol dire lasciare che il mondo si avvicini; e, infatti si avvicina da ogni dove e nelle forme più inattese. Il mondo ha un passato molteplice e quindi un futuro variegato; l'incontro avviene nel qui ed ora, sospeso tra diverse aspettative. Se esiste un punto di convergenza, è il futuro. Avendo vissuto il XX secolo, sappiamo quanto può essere catastrofico e ideologicamente carico il futuro per la gente comune. Guardandoci attorno oggi, rivolgendo lo sguardo alle politiche del terrore propagandate sia da coloro che subiscono le minacce sia da quelli che le lanciano, sappiamo che il futuro monolitico predomina ancora incontrastato. E' quindi importante continuare a dedicare l'arte all'apertura, per contemplare un futuro che potrebbe non convergere mai eppure coesistere sullo stesso pianeta e persino in uno spazio comune. L'arte che affonda le radici in visioni non convergenti del futuro ha diversi significati, che non possono essere assolutamente compresi se non vengono riuniti nel dialogo, poiché non vi è pretesa nella pura e semplice comunanza. Credo che sia questa la visione e lo scopo di OPEN Esibizione Internazionale di Sculture ed Installazioni, creata per noi da Paolo De Grandis e Pierre Restany, allestita con grande cura, sostenuta dalla generosità del Comune di Venezia e acclamata da artisti di forme plastiche di tutto il mondo. OPEN è ormai giunta all'VIII edizione ed è quindi possibile intravederne alcune caratteristiche salienti ed un impeto che la contraddistinguono da altri eventi artistici, conferendole un posto speciale nello scenario dell'arte. OPEN Esibizione Internazionale di Sculture ed Installazioni ha una vocazione decisamente internazionale. E' internazionale in quanto è aperta ai diversi paesi, quindi si basa sull'assunto che ogni cultura ha un'unicità degna di ripetute indagini. E' dedicata allo spazio pubblico all'aperto, privilegiando le opere d'arte con una presenza fisica con cui i visitatori, contemplandole, possono confrontarsi. Per certi versi l'esibizione è dedicata ad un mezzo artistico che talvolta viene considerato datato; per quanto lo possa essere, però, non è mai obsoleto. L'arte nello spazio pubblico assume la forma di monumento il quale ci ricorda idee e convinzioni comuni che sono le fondamenta stesse del nostro essere. Per riunire opere d'arte per lo spazio pubblico da tutto il mondo, ogni anno, ed esporle ad un pubblico di tutto il mondo, le idee comuni devono per forza trascendere la mera nazionalità, l'eroismo machista e la narrativa lineare. L'evento di OPEN, per com'è strutturato, porta i curatori a rivolgersi verso temi ampi e verso alti valori. Quando le tematiche o la mera capitolazione dell'opera d'arte sembrano non interagire, i curatori si trovano semplicemente ad accettarlo e a contemplare, ed essere grati per la molteplicità di futuri e di passati la cui convergenza ha portato ad un'altra edizione di OPEN. Per me è impossibile commentare adeguatamente ogni singolo artista prescindendo dal destino di ciascuno; pertanto voglio semplicemente ringraziare tutti per la partecipazione e per aver affidato le vostre preziose opere ad un pubblico volubile e a critici intolleranti, per aver reso possibile un'altra felice comunanza di anime in questa splendida città.
Testo a cura di Chang Tsong-zung
Curatore
Marisa Vescovo
Per l'edizione di OPEN2OO5 a Venezia, 19 artisti di fama internazionale hanno voluto dare nuova visibilità artistico-tecnologica ad una materia tradizionalmente legata al "Made in Italy". Una roccia nobile e dal passato illustre: il marmo.
La sfida creativa per ognuno di loro - grafico, architetto, designer, fotografo, video maker, pittore o scultore - è consistita nel trasformare questa eccellenza italiana, con i suoi picchi di notorietà storica a Carrara, in un supporto capace di accettare l'esprit du temps ovvero le innumerevoli contaminazioni tecniche d'avanguardia unitamente al linguaggio originario di ogni singolo autore.
La risultante è una raccolta di lavori che accolgono in modo pungente ed innovativo il messaggio artistico attraverso moderne tecniche grafiche e tecnologiche (pensate al sino a ieri impensato utilizzo del plotter su fogli di marmo da 3 centimetri) giungendo all'elaborazione di opere d'arte ricche di poesia, ironia e denuncia d'autore.
Perino & Vele presentano su marmo precise e soffici geometrie di un ambiente insonorizzato attraverso un rivestimento molle ed elastico, che ci comunica un senso di impotente paura. Stephen Antonakos ha progettato un desituante "labirinto" fatto di segmenti curvi, mentre l'entrata-uscita è costituita da un segmento vuoto e inquietante. Gilberto Zorio col suo alambicco inciso nel marmo, lascia colare un acido corrosivo capace di mutare la materia, alludendo così ad un'alchimia che dissolve la forma classica alla ricerca di una nuova forma virtuale. Michelangelo Pistoletto si ri-cita storicamente nel marmo lavorato a specchio, e con grande ironia, porta sulla superficie il "concetto" di Dio nella creatività. Eliseo Mattiacci ci propone "fogli di marmo da sfogliare". Su ogni foglio è ritagliata la parola "rispondenze". Ci ricorda che la nostra vita è fatta prima di relazioni e poi di rispondenze. La lastra candida scelta da Nunzio fa esplodere verso l'esterno una serie di dinamici segni neri scavati con forza nella superficie; quasi relitti di esperienze sepolte nell'inconscio. Ironico il foglio di Aldo Mondino, che ci propone "L'A B C di Jarry": lo scrittore francese pedala nerovestito su una bicicletta le cui ruote sono la carta del cielo e le posizioni planetarie al momento della nascita del poeta. Sulla lastra grigia di Susy Gomez campeggiano delle labbra femminili che diventano metafora del respiro della vita, soglia dell'istante che passa. Nicolas Leiva con la sua fantasmagorica fontana si lancia nella ripetizione infinita di un singolo coloratissimo motivo, generando un fuoco di artificio di segni arabescanti che non si acquietano mai. La "Figura siamese" di Omar Galliani gioca su una linearità diamantina, su una marmorea tattilità, e palpa col suo graffio leggero le trame lente della materia, mettendo un punto interrogativo sull'apparenza malata ed enigmatica del mondo. Il lavoro di Vettor Pisani "L'Angelo dell'Occidente", ibrido tra uomo e volatile, gira attorno e poi si immedesima nella bambola alchemica che appoggia le sue gambe amputate su una sorta di macchina da guerra. Marco Gastini ha invece lavorato su una candida lastra di marmo di Carrara creando una serie di segni inquieti di una partitura musicale, con nomadiche fusioni di stagno vergine, che si fa canto della redenzione dall'inessenziale. Pure il progetto dell'inglese Simom Callery gioca sullo spiazzamento visivo. Sulla lucida lastra compaiono le tracce di una casa dell'Età del ferro, e altre vestigia del centro Inghilterra, proponendo la lettura di uno spazio infinito. L'artista scozzese David Tremlett, quale finissimo pittore, ha voluto portare sul marmo le sue cromie ocrate e verdastre, simulando attraverso lo scavo di crateri minimi l'illusione di trovarci davanti una stoffa piegata in quattro. Luigi Mainolfi, con un segno secco e scarnificante mette su marmo la "difesa della natura". Con il suo tipico patrimonio di immagini primordiali, in particolare animali a due teste, segnala la risposta al tradimento umano. Grazia Toderi utilizza una crosta di marmo che sembra riprodurre una vetta delle Alpi Apuane. Nel ventre piatto della materia l'artista disegna con l'idea di creare un piccolo fotogramma in sui si nota il suo mondo di immagini-video. La lastra progettata da Joseph Kosuth gioca sul valore iconologico e concettuale sia della parola che della forma. Sul marmo sono incise a rilievo le parole "water" (acqua) e "stone" (pietra), poste in modo da riflettersi l'una nell'altra cosi da dar vita al rispecchiamento dei materiali nel linguaggio. Carol Rama ci offre una fortissima versione di "Mucca pazza". Le enormi mammelle bianche dal capezzolo rosso e velenoso dell'animale, campeggiano fantomatiche su uno scabro fondo scuro,e ci pongono innanzi allo specchio di un presente carico di paurosi virus. Il fotografo spagnolo Joan Foncuberta, con il suo lavoro "Rosetta Stone" ci propone la famosa stele, notissima come contenitore di linguaggi, che diventa un palinsesto luminoso (a plotter) che propone il supporto ad una primitiva scrittura Braille. Infine i cinesi Gao Brother lanciano la loro feroce ironia contro la cultura televisiva. Il loro lavoro realizzato al plotter "TV fable" riproduce un televisore. Un marmoreo uomo dai guanti rossi fa da monito ai veleni del piccolo schermo.
Testo a cura di Marisa Vescovo
Curatore
Vincenzo Sanfo
Il percorso di OPEN2005, parte da una posizione di recupero di materiali e tecniche, oltre che nella collocazione di artisti, ognuno per la propria parte, esaustivi di quanto oggi sia dato vedere nel campo della scultura contemporanea.
Recupero ed indagine, su materiali e tecniche, proprio in virtù della varietà di proposte che si trovano all'interno di questa edizione, siano esse tradizionali quanto può esserlo il marmo di Carrara, oppure innovative quanto può esserlo il perspex. Questa è una delle strade percorse da questa edizione di OPEN ma, un'altra strada è quella attraverso i linguaggi espressivi provenienti da artisti apparentemente lontani tra loro, spazianti tra Oriente e Occidente, accomunati in un incontro tra linguaggi e poetiche comunque riconducibili ad una fonte unica, quella della qualità artistica.
Certo i percorsi hanno al loro interno l'arbitrarietà di una scelta di tipo curatoriale, la quale necessariamente riflette gusti e simpatie proprie di noi curatori, ma nel contesto di questa mostra veneziana e anche in forza della sua breve ma già intensa vita ci siamo trovati di fatto di fronte ad un percorso involontariamente già tracciato ed ormai difficilmente eludibile quello di una contemporaneità "alta" che tiene conto di artisti che, quantanche possano essere giovani, non possono non rispondere a quella "qualità" a cui accennavo poc'anzi.
Per i maestri già consacrati, il problema potrebbe ovviamente non porsi, essendo la " qualità" il loro timbro di eccellenza, ma anche in questo caso, essa assume qui un senso ancora più marcato quasi un imperativo categorico.
Ed è quindi con questo particolare punto di vista, quello di una ricognizione su materiali e tecniche, oltre che sulla presenza qualitativa delle opere esposte, che bisognerà confrontarsi nel percorso veneziano di OPEN e, di fronte alle opere, alcune sicuramente in grado di sbalordire, verificare della vitalità della scultura contemporanea e di quanto essa abbia ancora da offrire a questo nostro complesso mondo.
Testo a cura di Vincenzo Sanfo
Ideatore e Curatore
Paolo De Grandis
Ho sempre pensato all'arte come ad una forza indomita in grado di modificare la nostra comune percezione visiva, sonora e mentale e, soprattutto quella contemporanea, già avvezza ad essere bistrattata e fraintesa, come il superamento delle distanze fisiche e mentali della comunicazione.
E così otto anni fa è nata OPEN Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni per sviluppare in maniera approfondita ed a tutto tondo queste mie riflessioni e quelle dinamiche che portano l'arte ad incidere profondamente sulla società. Un'idea per iniziare, per incontrare l'arte quasi per caso, sulle vie o lungo il mare e per poi rimanere piacevolmente stupefatti e magari innamorarsene.
OPEN è un'organismo, un museo a cielo aperto, un parco giochi, un network dove artisti e curatori s'incontrano, lavorando fianco a fianco, scambiandosi ruoli e punti di vista. Una piattaforma internazionale di scambio ed interazione per ripensare e ridefinire lo stato attuale dell'arte. Il Lido di Venezia spicca nella geografia per la sua effervescenza, alimentata da una popolazione giovanile ed in fermento costante. Ovunque si colgono tracce di questo fervore creativo in grado di delineare percorsi alternativi di fruizione fisico-estetica. La città, permeabile ai diversi agenti atmosferici ed antropici, diviene dunque il laboratorio ideale per un'esperienza artistica collettiva. Quando un'opera è collocata all'esterno in una situazione pubblica, diventa importante perchè crea delle relazioni; a volte positive, altre negative, o addirittura aggressive, perchè le persone si trovano di fronte qualcosa di diverso rispetto alla tediosa realtà cui sono abituate. E` proprio questo che mi ha sempre interessato, vedere delle reazioni, cambiare la realtà, inserire nuovi elementi nel nostro linguaggio visuale, far pensare.
Parlare oggi di scultura e di installazioni significa parlare della realtà degli oggetti, dell'uso dei materiali, della ricerca di nuove forme per arricchire il linguaggio della funzione dell'arte e dell'artista, il solo che può allargare la nostra conoscenza della realtà.
OPEN2OO5 è co-organizzata come nelle precedenti edizioni con l'Assessorato alla Produzione Culturale del Comune di Venezia ed in collaborazione con il Centro Italiano per le Arti e la Cultura - Torino ed il Comune di Carrara. È inoltre patrocinata dalla Presidenza della Repubblica, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Affari Esteri, dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Venezia, dal Comune di Venezia e vi aderiscono i Ministeri e le Ambasciate dei paesi partecipanti all'esposizione.
Quest'anno presenta quarantasei artisti provenienti da quattordici paesi. La scelta di dare ampio spazio all'arte italiana non è stata casuale così come il recupero della materia legata per eccelleza al concetto di scultura, ovvero il marmo. I maggiori esponenti dell'arte italiana hanno sperimentato l'inveterata classicità di questo materiale per dar vita a suggestive interpretazioni. Il marmo non è più l'elemento da forgiare, plasmare e domare per assecondare il furor creativo, ma una superficie in grado di svelare le profondità espressive dell'artista. Marmo come superficie per far venire a galla le incisioni, i disegni, i colori. Supeperficie che non si può trattenere ma solo sfiorare, che passa davanti ai nostri occhi come la vita.
Quella di quest'anno è una rassegna variegata, esaustiva nata dalla collaborazione con il Centro Italiano per le Arti e la Cultura di Torino e dal fortunato incontro tra i tre curatori: Vincenzo Sanfo, Marisa Vescovo e Chang Tsong-zung.
Evitando la singola analisi delle opere presenti, approfondite negli interventi successivi dai curatori, credo possa essere interessante individuare alcune linee essenziali che animano gli interventi degli artisti partecipanti. Ecco allora che la parola "cosmocromia" ne riassume il significato. Una parola sola composta da due parole greche. "Kosmos" è l'universo, ma anche ornamento, fregio, decoro; il termine ha un'area di significato amplissima. E poi c'è "chroma", il colore. Ed è proprio il colore, il pigmento puro, l'elemento linguistico che caratterizza molte scelte espressive degli artisti che partecipano ad OPEN2OO5. Dunque la ricerca legata ai contrasti alle dualità, agli opposti, oltre ad emergere nei decisivi contrasti crmatici, si modula idealmente nei rapporti formali pieno-vuoto, caldo-freddo, chiuso-aperto.
Ma è presente anche l'emento ludico, ironico ed allo stesso tempo lirico dove la scultura e le installazioni dicono cose bizzarre e stravaganti con sorriso e sorridono davanti agli enigmi della vita. Forse queste opere vanno viste come le scene di un film per farci divertire ed è proprio questo da ricercare nell'arte. Una scultura che ama raccontare nello stesso tempo verità e bugie, verità che fanno un po' male e bugie che fanno un po' bene. Siamo in un periodo storico di grandi conclusioni estetiche e d'un desiderio di mettere insieme cose diverse e opposte, poichè il nostro tempo è un grande amalgama di esperienze simili e dissimili.
La forte presenza dell'America Latina e di altre numerose partecipazioni internazionali non è qui legata ad un'idea globalizzante dell'arte, ma ad una sorta di tribalizzazione. L'arte ha bisogno di confrontare le differenze, non di creare equivalenze. Ecco l'importanza di far dialogare artisti provenienti da più paesi e con esperienze totalmente diverse.Quali sono oggi i confini tra opera/oggetto, opera/materiali, opera/ambiente? Quale il suo attuale rapporto con aria, luce, spazio?
Anno dopo anno OPEN lo svelerà...
Testo a cura di Paolo De Grandis