ITALIA - JESSICA SOFFIATI

Una giovane artista con interessi che spaziano dalla fotografia all’installazione in particolare di impostazione scenografica, con un’attenzione rivolta a un comune filo conduttore costituito dal valore della luce. Si tratta, come lei stessa ama definirle, di una sorta di sculture di luce che vagamente ricordano certe soluzioni magistralmente anticipate da Lucio Fontana. Fondamentalmente, però, in questo caso ci troviamo di fronte a dei kirigami, degli origami che presentano tagli, scuri all'esterno e bianchi all'interno. Alcuni neon illuminano l'interno in modo da creare candide forme geometriche consentendo alla luce di uscire dalle fessure segnate tra le varie pieghe come se scaturissero da spaccature del terreno. Le sculture, in effetti, nelle intenzioni dell’artista sono rivolte a simulare delle zolle di terra, quasi a voler significare i rapporti antitetici impliciti nei valori simbolicamente opposti del bianco e del nero, coinvolgendo l’osservatore nella creazione diretta di forme suggestivamente invisibili al buio ma che, come per magia, possano accendersi improvvisamente rivelando la propria presenza tramite sensori di registrazione dei passaggi e dei vari movimenti, sensori posizionati in punti precisi di un palcoscenico ideale.
Jessica Soffiati ha realizzato tali sculture utilizzando delle lamiere metalliche in cui sono collocate delle luci a tenuta stagna, in modo che si accendano quando è completamente buio.
Tagliate e sagomate in vari punti seguendo uno schema geometrico segnato da linee rosse e blu vengono così piegate fino a formare ipotetici rilievi montuosi ben amalgamati nel contesto naturalistico dell’isola e rivolti a simboleggiare una terra che si apre, che si spacca, una terra scura e misteriosa con un'anima luminosa, simbolo di infinito alle soglie immaginifiche tra visibile e invisibile.
 

 

Testo a cura di Saverio Simi de Burgis