ITALIA - MICHELE GUIDO

Nella sua ricerca si riscontra una particolare attenzione rivolta all’idea del giardino. Si tratta di un interesse focalizzato su tale soggetto al fine di riappropriarsi di una più idonea conoscenza della natura. Dall’idea del giardino che si rivela così fondamentale soprattutto nell’ambito del Romanticismo inglese consentendoci di entrare nel merito di categorie quali il sublime e il pittoresco essenziali per definire la poetica di quel periodo, ma utile pure per riconsiderare il variegato mondo della botanica e della sua tassonomia mirabilmente rilevata nel Settecento da Carl von Linnée. Analogo, anche se differentemente utilizzato, tale interesse maturava d’altronde in Wolfgang Goethe che, tra l’altro, nel suo celebre Viaggio in Italia, spesso citava le visite negli storici orti botanici italiani dei più svariati luoghi toccati durante il lungo soggiorno nella penisola, in cui sapientemente alternava località di grande bellezza naturalistica a città d’arte in cui aveva modo di conoscere gli interessanti siti archeologici assieme alle più notevoli collezioni d’arte. Michele Guido condivide una tale predisposizione e attitudine e per tale motivo risale indietro nel tempo per concentrarsi su alcuni esempi dei giardini arabi tipici in alcuni luoghi del sud ma diffusi anche, ad esempio, a Venezia seppur nascosti all’interno di alte mura che ne delimitano il perimetro, come avveniva negli antichi horti conclusi. Da qui la sua attenzione al rapporto tra le piante e le loro proprietà terapeutiche e officinali, rifacendosi ai preziosi erbari medievali, tipici, ad esempio, della scuola di Salerno, celebre per i suoi tacuina sanitatis, volendo quasi, in tal senso, ricostruire quel microcosmo ideale in cui arte e natura finalmente convivono in termini armonici, ricostruendo colori, profumi, suoni in una rappacificante e perciò terapeutica sinestesia percettiva, simbolicamente ora riassunta dall’emblematico fiore di loto. 

 

Testo a cura di Saverio Simi de Burgis