Cina
Shi Jinsong

Terrore incorporato: Sculture di Shi Jinsong

I rami sono bruciati e carbonizzati dal fuoco e vengono ricongiunti attraverso borchie d’acciaio affinché mantengano la forma dell’albero. Sulle punte e sulle biforcazioni dei rami si vedono pallidi boccioli. Ma guardando più da vicino, i boccioli in realtà sono denti. In quest’opera interviene un gioco di parole cinese: si usa la parola ya sia per boccioli che per denti; le parole scritte derivano dalla stessa radice. La crescita dei boccioli o dei denti è segno di nuova vita e di nuovo potere, cui si aggiunge l’elemento ulteriore della minaccia per i denti. La distruzione causata dal fuoco è una paura atavica. Per il cinese rurale con un’architettura di legno il fuoco è una forza naturale che richiede un’attenzione particolare. Ma la distruzione non è mai assoluta. Tutte le conflagrazioni non lasciano forse dietro di sé anche un campo di possibilità? Le ceneri creano una base ricca per una nuova crescita: il fuoco pulisce il terreno, preparandolo ad un nuovo inizio. Nel mondo di Shi la nuova crescita compie una trasformazione inquietante: subisce una mutazione genetica e si scosta dalle sue radici originarie. I boccioli che si trasformano in denti ci dicono che la pianta si è trasformata in un animale; è diventata carnivora. Le associazioni libere dell’albero, con la sua storia poetica e di raffigurazione, non ci hanno preparato a questa mutazione. Pur apprezzando le forme carbonizzate dei rami, una minaccia sinistra pervade l’aria: un simbolo pastorale, ammutolito dalla morte torna in vita furtivamente in una forma che ripara più dal sole e non agisce più come filtro per l’aria fresca, ma comincia ad assomigliare ad una creatura con i denti che ha bisogno di riconoscimento. Le associazioni surreali di Shi sono ovvie: l’albero è un sogno portato nel mondo fisico e una volta giuntovi comincia a trasformare il modo in cui comprendiamo il mondo. Nelle due opere precedenti Shi aveva già iniziato a disegnare l’albero nella sua scultura. Uno è intitolato 168km/h.  E’ un grande tronco d’albero creato con parti di motocicletta in acciaio ed è concepito per correre e per ruggire come una motocicletta. Su quest’opera l’artista ha scritto: “Un giorno ho fatto un sogno. Poi ho effettivamente trovato l’albero nel sogno e può veramente accendersi. E’ un modello V a 4 con motore di 750 cc e arriva a 168 km all’ora. I conigli degli alberi aspettavano tranquilli, e il pelo bianco da volpe che si vedeva nel tronco si muoveva mosso dal vento… sono confuso: perché sembra che stiamo disegnando il sogno? O sono stato io ad essere disegnato dal sogno? O sia io che il sogno siamo stati disegnati? O forse c’è stata una collusione? Il disegno è forse un progetto, anche se talvolta assomiglia a un incantesimo sciamanico. Perlomeno così è per me.” (1995) L’albero che si anima nel sogno di Shi non è stazionario; può essere montato come un cavallo. I nomadi, che usano i cavalli, forse non hanno sogni come questi; deve essere un sogno che fa solo il contadino che si trova sia privato sia rafforzato da una nuova vita che promette mobilità. I sogni non vengono “sognati” dalle persone; essi vengono da soli, come un incontro che a posteriori ci si accorge che è stato voluto dal destino. Shi ha trovato la sua voce nella scultura ne 2002 con una serie di “armi” in acciaio costruite nella forma di noti loghi di prodotti. Sono seguite altre opere, comprese le versioni fantasiose di oggetti di uso quotidiano, come il passeggino d’acciaio e il computer da tavolo dotato di lame e di armi. L’artista ha preso le mosse dall’analisi del controllo del potere nella vita quotidiana di Michel Foucault, e ha cominciato a vedere i messaggi nascosti di violenza e di manipolazione nel sistema sociale che lo circonda. Il passeggino è parte di una serie di prodotti, Na Zha Baby Boutique, disegnata per il mitologico dio bambino Na Zha, che si è sacrificato per pagare per i misfatti che aveva compiuto per prendere la giustizia nelle proprie mani. Disegnando una serie di prodotti per questo dio bambino, Shi espone i messaggi nascosti di violenza che sente nel mondo reale. Per Shi il “disegno” ideale tende la trappola perfetta, schematizza un piano di pura fantasia. Perseguendo  tale logica, la scultura nel mondo contemporaneo è quindi la perfezione dei messaggi non finiti di potere e di manipolazione. Essendo cresciuto in una fattoria, egli trova particolarmente scioccanti per la popolazione rurale le realtà mutevoli della Cina degli ultimi anni. La cultura industriale e commerciale ha preso il sopravvento nella vita della gente nei pressi delle principali città, ma le abitudini e i desideri sono lenti a recidere le loro radici, sviluppando approcci inattesi alla nuova cultura materialistica e alle nuove realtà visuali che hanno pervaso il mondo rurale. Come reazione, Shi ha “disegnato” una serie di metà-motocicletta, metà trattori in acciaio come incarnazione fantastica del sogno della nuova vita. L’Albero di questa mostra è stato realizzato nel 2007 come una delle opere che rispecchiano la rilettura di Shi della poetica classica cinese. Oltre alla mutazione genetica dei prodotti materiali “disegnati” per la nuova Cina avvenuta negli ultimi dieci anni, persino la natura non riesce più a rimanere al di sopra delle tempeste del cambiamento. In questo mondo mutato gli oggetti naturali hanno assunto nuove implicazioni e hanno portato allusioni poetiche alternative. Nell’interpretazione di Shi la magia nera del sogno surreale diventa la poetica del nuovo ordine naturale dell’urbanità rurale cinese. L’Albero evoca in maniera semplice e struggente i desideri e le paure che si celano nei sogni moderni della Cina.

Curatore Chang Tsong-zung

Presentato da Visual Culture Research Center, China Academy of Art 

Con il sostegno di Hanart T Z Gallery 

Con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese