Francia
Ben Vautier

 

Ben Vautier tra due attitudini

E' da alcuni anni che osservo Ben Vautier nel suo territorio di Nizza per cercare di capire quali sono i suoi caratteri e le sue attitudini napoletane e quelle invece francesi. L'imprinting culturale e sociale di un luogo forma la personalità di un artista in quanto egli indubbiamente non esprime solo se stesso ma è a volte anche la sintesi di una cultura e di un contesto. Ben Vautier nasce a Napoli nel 1935 e quì trascorre i suoi primissimi anni. Negli anni successivi è a Smirne e ad Alessandria d'Egitto. Quando ha circa 10 anni torna a Napoli dallo zio, che ha una fabbrica di lampare, quelle che vengono applicate alle barche dei pescatori per la pesca notturna. Frequenta così i ragazzi di questa città, si intrattiene con loro e ne assume gli atteggiamenti. Penso che questo periodo, di grande formazione umana e comportamentale, abbia lasciato delle tracce indelebili nella sua futura personalità. La grande capacità istrionica e coinvolgente che lo distingue, la facilità di parola, il gusto del gioco, lo spirito effervescente che colpisce chi lo ascolta, la possibilità di possedere sempre "un tempo ironico e comico" con cui raccontare i fatti e gli avvenimenti della vita e dell'arte, il radicamento sempre attento al proprio territorio e la considerazione verso gli altri artisti, che in Ben diventa esplicita
"gelosia", sono a mio parere caratteri che appartengono alla sua
città natale. L'attitudine invece alla speculazione teorica incline a
volte al paradosso, la convinzione che la trasgressione nell'arte sia un elemento di costante cambiamento, l'esigenza di essere conosciuto come innovatore nei linguaggi dell'arte, lo spirito critico che lo porta ad esprimersi attraverso gli scritti, il tendere costante verso un rigore etico sono elementi che certamente appartengono alla cultura francese.
Negli anni 50 Ben è a Nizza dove lavora come commesso in una libreria della città. Le sue prime esperienze artistiche lo vedono pittore astratto. Nel 1958 conosce il lavoro di Marcel Duchamp e ne riporta un vero e proprio choc. Incontra Yves Klein e ha frequentazione con gli artisti del Nouveau Réalisme, quali Arman e Spoerri. In quel frangente prende coscienza che l'arte è soprattutto una questione legata alla firma dell'artista e decide quindi di fare della propria firma il contenuto di un quadro. Nel 1960 Ben scrive he "il nuovo diventa elemento di trasformazione" e che "l'artista deve essere un innovatore completo capace di scoprire una forma originale che genererà una nuova scuola". All'inizio del successivo decennio, Ben diviene propugnatore di un'estetica dell'appropriazione
che lo porterà a prendere possesso di tutto ciò che Duchamp non aveva ancora firmato, come un buco per terra, la città di Nizza, proclamata "opera d'arte aperta", Dio, i quadri altrui. Espone se stesso sulla passeggiata di Nizza e teorizza il concetto "per cambiare l'arte bisogna cambiare l'ego".
Di quel periodo (1962) è l'incontro con Maciunas, l'animatore di FLUXUS. Ben diviene uno dei principali artisti di questo movimento e soprattutto uno dei suoi più raffinati teorici. Nel 1963 Ben espone un drappo sulla strada e sostiene che non esiste nessuna differenza tra un dipinto e una banderuola: ciò che conta è il messaggio. Si interessa poi di filmare con una cinepresa le azioni della strada.
Nel 1973 realizza "la déconstruction du tableau" in 176 pannelli che contengono tutto ciò che c'è in un dipinto: il gesto, il tempo, l'ego, etc. Nel 1977 il suo interesse per le etnie diventa uno dei
suoi contenuti ideologici maggiori e nella mostra a Parigi "A propos de Nice" pubblica dieci pagine sul problema. Negli anni 80, passata l'ondata concettuale, Ben inventa, per la nuova tendenza pittorica emergente in Francia, il termine "Figuration Libre" ed introduce nei suoi lavori una componente figurativa ironico-grottesca. In quest'arco di tempo la sua attività non ha registrato soste. Ben ha vissuto quindici giorni nella vetrina della One Gallery di Londra, ha organizzato Festival FLUXUS, venduto dischi usati, fondato il Théatre Total, tenuto performances come "Public" (in cui la sua azione consisteva appunto nel fissare il pubblico).  Ha girato poi un film che lo riprendeva nell'atto d'insultare gli spettatori, ha pubblicato riviste, scritto un volume di interventi teorici, impiantato nella sua casa una galleria intitolata "Malabar et Cunegonde", ideato dibattiti all'insegna del "Pour et Contre". Recentemente, ha aperto un'altro spazio a Nizza "Le Centre du Monde".
Nel 2001 il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Nizza gli ha dedicato una importantissima mostra dal titolo: "Je cherche la verité".

 

..:: Curatore Enrico Pedrini