ITALIA - FLAVIO LUCCHINI 

 

Idee d’abito in scultura

Ha passato metà della vita a raccontare e diffondere la moda. Poi si è reso conto che, a furia di diffonderla, renderla accessibile e popolare, stava perdendo la sua fascinazione, e quell’aura che rendeva divine le donne. Ha scelto il silenzio. Nel 1990 si è rifugiato nel suo studio a modellarla nel gesso, a stamparla nella lucida resina per restituirle la sua dimensione ideale. Trasformando, non abiti, ma idee d’abiti in scultura, ci regala una nuova affascinante visione della moda. Di quell’idea complessa che la moda esprime: “non solo il lato estetico, ma i riflessi del tempo, i mutamenti del sociale, le evoluzioni, le sperimentazioni, le contestazioni”.
Oggi ha preso le distanze dai molti che lo considerano maestro e lavora solitario. Non cerca il clamore degli eventi. Mostra raramente le sue opere: non le modella per la notorietà, che ha già avuto, né per il consenso, che lo ha sempre accompagnato, ma per dare consistenza alla sua nobile idea della moda. In quelle pieghe cristallizzate, consegnate all’eternità dell’opera d’arte, in quelle dimensioni esaltate dai piani levigati, c’è tutto il racconto del sublime della moda. Di quella suggestione irresistibile, dai contorni labili e sfuggenti, che sa sempre esercitare su ogni categoria di persone. Il suo è un racconto aulico: le sculture, candide o dorate, minime o gigantesche, i bianchi calchi di gesso o di resina, orme indelebili di pieghe, costure e arricciature, hanno la magniloquenza delle opere classiche. Come gli dei del Partenone, sono sottratte agli accidenti del tempo. La sua moda scolpita, liberata dalla prigione dell’effimero, che la rende episodica ed evanescente, acquista, senza perdere plasticità, un’inedita dimensione concettuale, rivelandosi compiuta interprete dell’essere umano.
 

 

Testo a cura di Cristina Morozzi