Inghilterra
Richard Long

 

L’arte come descrizione formale e olistica dello spazio reale ed esperienza del paesaggio e dei suoi materiali più elementari

 

Gli artisti si sono sempre ispirati alla natura, dai graffiti preistorici alla fotografia paesaggistica del XX secolo. Anch’io volevo fare della natura il soggetto del mio lavoro, ma in modi nuovi. Ho iniziato lavorando all’esterno con materiali naturali come erba e acqua; poi questo approccio si è evoluto nell’idea di creare sculture camminando. Lo stesso camminare ha una storia culturale, dai pellegrini ai poeti giapponesi erranti, ai romantici inglesi, fino agli odierni marciatori. La mia prima opera realizzata camminando, nel 1967, è stata una retta in un prato erboso, che rappresentava anche il mio percorso personale ‘senza destinazione’. Nelle prime mappe, di epoca successiva, frutto di camminate molto semplici ma precise nelle zone di Exmoor e Dartmoor, il mio intento era quello di creare una nuova arte che fosse anche un nuovo modo di camminare: camminare come arte. Ogni camminata seguiva un mio percorso personale formale, univoco, dettato da un motivo originale, diverso da altre categorie del camminare come, ad esempio, viaggiare. Ogni camminata, sebbene non concettuale per definizione, realizzava un’idea specifica. Pertanto, camminare – come arte – mi offriva un mezzo ideale per esplorare i rapporti tra tempo, distanza, geografia e misurazione. Queste camminate sono testimoniate o descritte dalla mia opera in tre modi, mappe, fotografie od opere testuali, scegliendo la forma più idonea a ciascuna idea, e tutte queste forme alimentano l’immaginazione; sono il distillato dell’esperienza. Camminare mi ha anche permesso di ampliare i confini della scultura, che in tal modo poteva essere scomposta nello spazio e nel tempo delle lunghe distanze percorse camminando. La scultura poteva allora riguardare il luogo, ma anche il materiale e la forma. Credo che le mie sculture paesaggistiche dimorino nel fertile territorio tra due posizioni ideologiche, e segnatamente quella del ‘creare monumenti’ o, viceversa, ‘lasciare semplicemente tracce’. Negli anni, queste sculture hanno esplorato alcune delle variabili della caducità, della persistenza, della visibilità o del riconoscimento. Una scultura può essere spostata, dispersa, trasportata. Le pietre possono essere utilizzate come marcatori di tempo o distanza, oppure esistere come parti di una scultura enorme, eppure anonima. Lungo una camminata in montagna, si potrebbe realizzare una scultura oltre le nuvole, forse in una regione remota, conferendo libertà immaginativa sul come, o dove, si possa fare arte nel mondo.

 

..:: Richard Long

Bristol 2000

 

 

 

..:: Photo credits: Enzo Ricci, Torino

..:: Courtesy: Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice