cristian biasci
ITALIA - CRISTIAN BIASCI

 

La libertà compositiva di Cristian Biasci e la sua indagine sulla materia che accoglie le vibrazioni della luce ricomponendo i valori volumetrici, vengono da molto lontano. Medardo Rosso (Torino, 1858 - Milano, 1928), assieme al contemporaneo Auguste Rodin (Parigi, 1840 - Meudon, 1917), sono i padri di una scultura rivoluzionaria cui guarda anche il lavoro dell'artista pisano. Il superamento della forma, grazie alla libera disposizione degli oggetti nello spazio e a una ricerca sulla materia che si serve della luce come valore aggiunto, rappresentano gli strumenti di cui i due amici, che lavorarono insieme a Parigi, si servirono anticipando le avanguardie. Con loro nasceva la scultura moderna. L'arte di Biasci è fatta di sporgenze e rientranze, come Rodin amava dire del proprio lavoro. Ma se l'inventore del non finito sperimentò nuove forme di rappresentazione curiosando intorno al motivo del torso, mentre Rosso tradusse ciò che è visibile percependolo come un mondo di vibrazioni, Biasci, che è figlio del ventesimo secolo, trasforma il concetto del torso nello studio del torso della terra e anziché descrivere le vibrazioni dell'esistente, le registra. Bergson sostiene che la sostanza della scultura moderna consiste nello stato di tensione al divenire in cui la realtà trova una forma provvisoria nella congiuntura tra materia e memoria. Le opere di Biasci si collocano in questa dimensione, la materia magmatica si apre e contorce risucchiando il tempo e, mentre occupa lo spazio, rivela i corrugamenti della storia. Per sentire la forza immane nascosta nelle ferite di una sua scultura bisogna camminarle intorno. E questo non ha a che fare con le dimensioni. Che sia un piccolo lavoro scavato nel bianco di Carrara o un mastodonte di bronzo, per cogliere lo scivolare dell'ombra e il guizzare della luce, metafora dell'avvicendarsi degli anni, occorre seguire il ritmo che l'artista gli ha imposto. E questo introduce un altro elemento fondamentale nel lavoro di Biasci, il campo della misura. L'avventura della materia nella produzione di Biasci ha a che fare con le grandi tensioni dell'uomo, la curiosità, la paura, il senso dell'ignoto e quello della scoperta. Cosa celano quelle fenditure, e inoltre sono prodotte dalla natura o rappresentano il frutto di un calcolo? L'una e l'altra cosa. Biasci dice qualcosa di magnifico e antimonumentale sul nostro essere nel mondo qui e ora, ma non lo fa in modo casuale, non lascia che l'istinto lo guidi, ogni scelta, ogni cuspide di una sua creazione, come ogni diaframma aperto sull'interno, è costruito secondo un ritmo preciso. Lo sviluppo dell'opera, il suo svelarsi è il risultato di un progetto minuzioso dove a un vuoto corrisponde un pieno, a un'assenza una presenza.
Perché l'arte è innanzitutto la rappresentazione, benché parziale, dell'armonia dell'universo.

 

 

Testo a cura di Anna Caterina Bellati