ITALIA - GASPARE MANOS

Viaggio, spostamento, esilio, voli di andata, voli di ritorno: partenze e arrivi. Sono questi gli ingredienti di base del processo creativo di Gaspare Manos. “L’immaginazione – ha scritto Guy Davenport – possiede una storia tutta propria, non ancora scritta, e una sua geografia, per ora appena intravista.” È in questa geografia dell’immaginazione che Gaspare traccia il suo cammino nel territorio inesplorato di sensazioni ricordate, di impressioni fuggitive, nell’impegno del testimone oculare che è il segno della memoria del pittore.
Il luogo di nascita è il primo fatto inevitabile che marca il destino di ogni uomo. Gaspare Manos è nato a Bangkok in Tailandia, invece che in Dalmazia o a Venezia, terre dei suoi antenati. Forse il regalo casuale di una grande lavagna e di tanti gessi colorati ha deciso alla tenera età di tre anni il suo destino. Presto le sue giornate sono state piene di forti impressioni, di scene di vita esotica e di lussureggianti forme vegetali viste attraverso i vetri di un’automobile, immagini che sono rimaste impresse nella sua memoria fino ad oggi. Dalla più giovane età ha imparato ad adattarsi, ad assorbire nuovi ambienti, ad essere di casa nell’improbabile.
“Perdere, ma perdere veramente, per far posto a quello che si trova” ha scritto Guillaume Apollinaire. Ogni partenza implica una perdita, ma anche la promessa di nuove scoperte. Bruciano forse dietro a noi le città quando le lasciamo alle nostre spalle, le nostre abitudini quotidiane improvvisamente sconvolte per sempre, mentre i nostri ricordi si riducono all’essenziale o più spesso svaniscono nell’oblio? “Ciò che tu ami di più, rimane” ha scritto un poeta pellegrino a Venezia.
I dipinti di Gaspare colpiscono l’osservatore come un trasferimento di fatti naturali, filtrati dall’emozione rivissuta, in una notazione quasi musicale che ci offre i contorni dell’essenza della sua percezione. Questo obiettivo di un’apparente inevitabilità è ciò a cui lo scrittore Peter Handke si riferiva quando diceva “di voler amare le singole parole come Cézanne amava i colori”, la pietra filosofale ricercata dal pittore, così come dal poeta. E intanto? “Vivere nel mondo della creazione – ha scritto Henry James – entrarci e rimanerci, frequentarlo e abitarlo, cercando combinazioni e ispirazione nella profondità e continuità della meditazione: questa è la sola cosa da fare”.
 

 

Testo a cura di Alan Jones