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MARCO AGOSTINELLI

Un angelo senza ali si chiamava la prima poesia scritta da Marco Agostinelli. Tutta la sua arte è sempre stata abitata da ombre, creature angeliche imprigionate nell’immagine. Da questa vena poetica e narrativa prendono forma le opere dell’artista d’origine umbra, che ha sempre messo la tecnica al servizio dell’immaginazione non lasciandosi mai andare ai virtuosismi formali della new media art. Agostinelli ha osservato il mondo come regista dietro la telecamera e ne ha voluto decantare la sua drammatica bellezza. Nascono così Shen Blue nel 2002, da un viaggio in Cina nella città di Shenzhen ripopolata da soli giovani, e Cuore di cane nel 2001, tratto da una pellicola ambientata nella Russia stalinista. Sono affreschi che nelle loro trasparenze restituiscono la speranza di un’epoca tradita da un’ideologia irrealizzabile poiché il mondo delle idee non è esattamente quello delle cose. Di questa consapevolezza l’artista se ne fa carico in Guerre/Solitudini/Resurrezioni e altre Epifanie presentato nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011. E ancora nel Padiglione della Croazia della Biennale di Venezia del 2013 l’artista presenta Unconscious il viaggio di Kata Mijatovic addormentata nelle sue candide vesti, in una gondola bianca alle prime luci dell’alba su Canal Grande. Tutti gli uomini sono angeli senza ali ma nel sogno possono librarsi in volo danzando leggeri nel simulacro dell’esistenza. Dancing on Spoleto, oltre ad essere un omaggio dell’artista alla sua terra natia, forse è anche un addio poiché l’artista vive da più di sei anni a Venezia ed è qui che ha fondato la sua “factory, la Marco Agostinelli Art Project che raccoglie talenti dell’arte promuovendo progetti per e nella città.

testo a cura di Roberta Semeraro

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