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Massimo Franchi

La piramide di Massimo Franchi è un mistero geometrico di perfezione, superficie levigata di spigoli e brillante d’oscurità, su cui tutto converge e da cui tutto si distribuisce, dalla luce alle forme alle energie. Come il monolito nell’Odissea di Kubrick, questo blocco assorbente è l’inconoscibile fonte di conoscenza e coscienza, attrazione e spinta per un passo al di là dello “status quo”, confine e varco per una direzione diversa da imboccare. È l’ordine aperto e dinamico che si slancia verso l’alto, s’irradia verso il basso, offre piani ed angoli. Prospettive. All’umanesimo di Franchi questa condizione di anelata sistemazione appare non una via di fuga, né sicura né agevole, per il travaglio e le alienazioni del genere umano. Fuoriuscire dal caos non è un semplice balzar fuori, azione libertaria e liberatoria. È al contrario una scelta impegnativa e audace, un ulteriore salto nel buio, un proiettarsi dentro non ciò che si è perso, ma quello che non si è ancora mai trovato. Per questo ci vuole tutta la forza e la tensione, ci vuole mente e cuore, il vigore studiato di un lottatore classico, la compiutezza plastica verso la perfezione simmetrica. Tutto si impernia comunque su misure auree. E sulle corrispondenze, che acuiscono la dialettica fra mondi reali e spazi ideali, come bianco e nero, stasi e movimento, simbolo e aspetto. Il destino dell’Uomo nasce e corre sul filo d’equilibrio delle antitesi e dei contrasti; sull’armonia, sulla sintesi e composizione delle contraddizioni si misura la sua speranza per il futuro, il suo impeto vitale, la sua Civiltà.

 

Curatore: Paolo De Grandis

Testo a cura di Francesco Giulio Farachi

Per gentile concessione di NEO ART GALLERY - Roma

Ringraziamenti: CINEARS di Adriano DE ANGELIS