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Stucky 9 si qualifica come una tappa di un “viaggio” cominciato a Firenze nell’agosto del 2011, quando i muri della città diventano i soggetti di partenza di questo mio lungo e articolato percorso dai perimetri sfaccettati.

Ad ogni stagione il viaggio raggiunge una nuova città e i suoi muri, dopo Firenze Venezia, Burano, Roma e poi Londra ...Lille... per giungere nell’ultimo viaggio a Pechino e l’enigmatica Città Proibita custodita al suo centro, dove i misteri di una città isolata da sempre al resto del mondo rivela le sue emozionanti storie materiche e cromatiche.

Nei miei scatti - che costituiscono una collezione di opere su tela di grande formato e in edizioni limitate - il codice 9 contiene tutte le geometrie compositive e simboliche.

Il mio lavoro racconta storie, catturate da un obiettivo e restituite in uno scatto. I “macro” di muri esaltano le texture di intonaci, colori, raccontando le stratificazioni del vissuto delle città. La loro trasformazione, il deterioramento, il cedimento, le ricostruzioni che registrano i passaggi del tempo. Sono “pelli urbane” che, mutevoli nei loro cromatismi e crepe, sovrappongono colori e materiali raccontando le tappe della loro storia. Sono il tessuto urbano che tesse gli spazi e le architetture proprio come nella pelle di un essere umano che vibra, vive, assorbe e respira ciò che lo circonda.

2015 - Siamo a Venezia dove le architetture sono, più che altrove, scrigno di memorie, interpretazione di secoli, restituzione di viaggi, custodi di storia e storie. Qui nasce l’intervento site specific Stucky 9. Fotografia del Molino Stucky, uno degli esempi più interessanti di architettura industriale; in particolare lo scatto dell’unica porzione nascosta di muro che non ha subito restauri, testimone illeso dei passaggi dell’uomo. E il mulino diventa uno spazio emozionale tattile e visivo, dove i cromatismi della parete, carica di specificità, traslano dalla pura materia architettonica a tessuto fluttuante, drappi, involucro della quotidianità, come una nuova pelle che dalle architetture immacolate create dall’uomo torna all’uomo con le spontanee cicatrici che i sali, il vento e le acque lasciano nel mattone. La texture si moltiplica in frattali avvolgendo la torre del Molino Stucky per dare vita ad un nuovo equilibrio materico. Drappi come “muri” a tutti gli effetti che si mimetizzano nel contesto architettonico ma allo tesso tempo rivelano, al vento, la loro identità naturale se e quando la natura stessa viene lasciata agire in armonia col tempo che l’accompagna.

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