Museo Hassan Rabat
Fonte: Il Gazzettino

Il versante tecnologico e l'altro, quello affine all'arte povera: sono le due anime artistiche di Fabrizio Plessi, due percorsi paralleli che in comune hanno il ricorso alla tecnologia. Specie nel secondo caso, la sintesi dà origine ad opere di grande impatto emotivo, come quella intitolata "Fez", l'antica capitale de l Marocco.

Qui l'artista soggiornò, anni fa, ed ebbe modo di visitare il mercato dove, in grandi pentoloni fumanti, sono immersi i panni da colorare: è una meraviglia di frenesie, vocali e pittoriche. Plessi ha saputo interpretare questo spaccato vitale de lla città di africana in modo assai efficace, progettando un'installazione dove butta matasse di lana rossa, color papavero, sul reticolato di vasche metalliche, in cui scorre l'acqua (elettronica). Un'installazione di questo genere (de l 1997), molto affine a quella de dicata alla città di Bombay, di due anni precede nte, era, forse, la più adatta ad inaugurare, lo scorso 31 maggio, il Museo di Arte Contemporanea di Rabat, la capitale marocchina.

Giustamente a proporla è stata il veneziano Paolo De Grandis , che de l nuovo museo è il direttore artistico. Lo stesso De Grandis aveva curato, nella scorsa edizione de lla Biennale, il padiglione de l Marocco, che per la prima volta partecipava alla manifestazione veneziana.

L'apertura de l museo a Rabat, in uno spazio di stile moresco, de i primi anni de l Novecento, s'inserisce all'interno di un disegno ben preciso: aprire all'arte contemporanea questo paese africano, di antiche tradizioni culturali, ma che, come tutti i paesi di religione islamica, ha rilevato, in un passato anche recente, qualche resistenza nei confronti de lle arti plastiche. La scommessa è quella di avvicinare a questo campo non solo gli adde tti ai lavori ( all'inaugurazione hanno partecipato i rappresentanti governativi al più alto livello) ma anche il pubblico più vasto.

 

 

Lidia Panzeri