Venezia Arte Contemporanea e Spazi Espositivi
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Gonul Nuhoglu

 

Gönül Nuhoğlu

Turchia • Turkey

“In cielo sono risalite la Giustizia e la Ragione, al loro posto, ahimè, regna il brigantaggio, l’odio, il rancore, il sangue e la carneficina.” Discours des misères de ce temps, Pierre de Ronsard

Al fine di sostenere l’ordine attribuito all’universo, il padrone dell’ordine costituito deve assumere una posizione “equilibrata”, mentre il suo interlocutore di “follia”. Poiché coloro che immaginano il mondo, l’universo in altro modo, sono causa di pericolo per l’ordine stesso. Con il ruotare della terra ed i cambiamenti di potere, il folle sostituisce il saggio. Coloro che sono al potere assumono il diritto di essere equilibrati. Diversamente, quelli impossibilitati a comandare diventano dei folli.

Secondo gli attivisti per la protezione della natura, i governanti di oggi si dirigono, follemente, verso la loro fine. Tuttavia, i sogni di questi pionieri, che tracciano la strada del nostro futuro, sono considerati, dai dirigenti del mondo industriale, un mucchio di vetuste amenità. Al fine di dimostrare il contrario, questa opposizione dovrà innalzare al potere i propri sogni. Successivamente, la durata di tutto ciò che è considerato equilibrato da parte loro sarà terminata con l’insediamento di un nuovo potere dominante.

Questo ciclo continuo rimane invariato attraverso i differenti periodi storici. Il folle sostituisce il saggio; il saggio sostituisce il folle. I nostri poteri personali ci spingono alla negazione dell’altrui saggezza e del modo in cui essi vedono il mondo. Ci assicuriamo che si faccia indossare loro una camicia di forza affinché non possano più fare pazzie. Sfiliamo loro il tappeto da sotto i piedi così che non possano raggiungere il nostro ordine stabilito. Quindi, inconsapevolmente creiamo una massa di folli, cui apparteniamo anche noi, “impossibilitati a muoverci” all’interno dei nostri piccoli imperi dove il ciclo di coronazione e abdicazione si racchiude in pochi minuti.

Arda Yalkin 

Art St Urban

 

art-st-urban

Svizzera • Switzerland

Ogni anno, l’art-st-urban recluta 2-4 artisti tra i vincitori dell’Outstanding Student Achievement Award conferito dall’International Sculpture Center (ISC) dell’Università Tsinghua di Pechino e altri artisti provenienti da concorsi con giuria organizzati da istituti d’arte cinesi e internazionali.

Il principale obiettivo del programma di lavoro è liberare i giovani artisti da idee preesistenti, spesso preconcette, per elaborare nuovi approcci creativi e giungere a un’espressione artistica superiore, collaborando in un nuovo ambiente e sperimentando tecniche e materiali completamente nuovi. I giovani artisti, sotto la guida esperta del loro mentore Heinz Aeschlimann, apprendono soprattutto come manipolare in maniera tecnicamente corretta materiali quali bitume, asfalto colato, conglomerato bituminoso, PVC, PE e altri prodotti plastici per realizzare creazioni artistiche, anche abbinati a legno, vetro, cemento e pietra. In tale ambito vengono anche sperimentate particolari tecniche di saldatura, fondamentali per l’uso di diversi sistemi ed elettrodi, nuovi metodi di trattamento delle saldature, modi innovativi per lavorare le superfici in acciaio, diverse qualità di acciaio e speciali metodi di taglio laser di lastre metalliche e in acciaio.

Per tutte le opere è necessario creare un progetto/disegno strutturato con una specifica dettagliata dei materiali e un programma di esecuzione. Per tutto il periodo di residenza, gli artisti sono a stretto contatto con il responsabile del programma Heinz Aeschlimann. È disponibile gratuitamente un’ampia gamma di materiali e attrezzature.

Oltre all’educazione artistica, durante la permanenza i giovani artisti approfondiscono inoltre gli usi, l’economia, la vita sociopolitica, la storia e la storia dell’arte della Svizzera attraverso visite a musei, mostre, incontri e scambi con altri artisti, visitatori, ospiti, ecc. In tal modo, i giovani imparano a partecipare attivamente alla preparazione di eventi artistici su invito di piccole e grandi dimensioni, da visite guidate ai musei locali a ricevimenti di gala o con cocktail e cene per ospiti VIP dell’art-st-urban, anche in straordinarie cornici private. Il programma prevede infine visite turistiche guidate per conoscere

la Svizzera e il suo popolo. Durante il soggiorno, tutte le attività di trasporto, montaggio, smontaggio, allestimento delle mostre, ecc., sono effettuate in collaborazione con i giovani artisti che così, attraverso un “apprendimento pratico”, approfondiscono i processi, le infrastrutture e la logistica necessari in loco.

Per raggiungere l’efficienza e la sostenibilità ricercate, il programma è gestito in maniera estremamente rigorosa e richiede ai giovani grande determinazione affinché possano trarne il massimo beneficio in un breve lasso di tempo. Le brevi relazioni scritte e illustrate preparate quotidianamente sono volte a documentare nel concreto ciò che è stato appreso, garantendo in tal modo la sostenibilità del programma.

Sponsor del costo dell’intero soggiorno, comprese spese di viaggio, vitto e alloggio, autovettura, telefono cellulare, materiali di lavoro, taglio laser di alta precisione e studi con moderne attrezzature, è il progetto di sviluppo “Young Artists” dell’art-st-urban.

art-st-urban

 

Wei Kun

Wei Kun

Ali Della Bitta

Ali Della Bitta

Crystal Schenk

Crystal Schenk

Angie Seykora

Angie Seykoraa

National Taiwan University

 

National Taiwan University of Arts

Taiwan R.O.C.

Non esistono sostanze equiparabili alla canfora se si pensa alla versatilità degli usi che una sostanza è capace di offrire, dalla mummificazione alle applicazioni militari, culinarie e religiose passando per la medicina; la canfora, essenziale per la produzione cinematografica, è ancora largamente impiegata per realizzare lenti, pettini, dentiere, bottoni e giocattoli. La canfora è ottenuta dalla Cinnamomumcamphora, albero tropicale sempreverde centenario che può superare i 40 metri di altezza. La canfora in sé, distillata e raffinata, ha tuttavia dimensioni modeste; bianca cristallina di colore, è estremamente volatile, leggermente solubile in acqua, ma prontamente solubile in solventi organici.

Due delle principali caratteristiche dei componenti chimici della canfora sono state particolarmente importanti nel mondo moderno, ossia la sua plasticità e la sua capacità di stabilizzazione. Alfred Nobel ha sfruttato quest’ultima per controllare e indurire i grani di polvere da sparo aggiungendovi una miscela di canfora, nitroglicerina e nitrocellulosa, ottenendo così una polvere non fumogena, brevettata nel 1887 con il nome di Balistite. Un inventore americano, John Wesley Hyatt, ha invece sfruttato la plasticità naturale della canfora per creare una palla da biliardo che suo fratello, Isaiah Hyatt, ha utilizzato come base per creare nel 1872 la celluloide, prima plastica artificiale.

Poco dopo, un imprenditore italiano di origine svizzera, Giovanni Stucky, ha rimodellato le linee della Giudecca veneziana erigendo un “molino” in stile industriale di dimensioni senza precedenti, presso il quale talvolta lavoravano più di 5.000 dipendenti e che presto ha soddisfatto il fabbisogno dell’intera Europa. Realizzato a partire dal 1884, dove si ergeva l’antica Chiesa dei Santi Biagio e Cataldo, questo straordinario complesso neogotico progettato dall’architetto tedesco Ernst Wullekopf, fu infine inaugurato nel 1890. Successivamente, il “Molino Stucky” sarebbe stato testimone dell’ascesa e del crollo di una dinastia, del suo abbandono, ma anche del Cemetery for the ashes of thought, progetto di John Hejduk, presentato nell’ambito della mostra A proposito del Mulino Stucky, curata da Vittorio Gregotti, direttore artistico della Biennale di Venezia nel 1975.

La proposta di John Hejduk, rettore della Scuola di Architettura della Cooper Union, è stata di natura più artistica che architettonica, evitando accuratamente di occuparsi del processo decisionale politico o del ruolo della costruzione nella storia industriale. Ciò che, infatti, sembrava aver catturato l’attenzione dell’artista erano interrogativi più profondi circa lo sviluppo dell’industrializzazione, le sue conseguenze e i suoi effetti sul destino umano come la guerra, la crisi economica, il cambiamento climatico, il terrore e gli sfollati di tutto il mondo.

Secondo il progetto di Hejduk, il Molino Stucky avrebbe dovuto essere dipinto di nero esternamente e di bianco internamente, con targhe indicanti i titoli di opere letterarie come Alla ricerca del tempo perduto, Counterfeits, Inferno e Paradiso perduto, assieme ai nomi dei rispettivi autori, spronando in tal modo a contemplare e riconsiderare la nostra civiltà in un tempio di ceneri del pensiero.

Può nascere ancora qualcosa da queste ceneri, da questi pensieri materializzati così come sono? Perlomeno gli alberi della canfora di Taiwan hanno avuto nuova vita dopo aver subito quasi un secolo di sfruttamento. Grazie all’invenzione di una plastica sintetica estremamente avanzata che ha sostituito la canfora naturale come materiale prima, questi giganti verdi delle montagne ora possono vivere pienamente la loro esistenza senza alcun intervento umano.

Il contributo della NTUA (National Taiwan University of Arts) per la diciottesima edizione di OPEN è frutto di un pensiero associativo, come un’imbarcazione che circumnaviga il mondo da un porto all’altro per poi rientrare, infine, al porto di partenza, ossia il tema della canfora, in qualche modo l’equivalente taiwanese della farina di Stucky, nella speranza di aprire uno spazio di comunicazione, comprensione e interattività. Circa dieci opere d’arte, tra cui installazioni, dipinti, positivi fotografici, oggetti, sculture e un workshop creativo, saranno presentate da dieci laureati in arte della NTUA.

Sia Wei-Ya TSENG che Hung-Hao HUANG hanno scelto come tema la produzione della canfora a Taiwan e come materiali il positivo fotografico e le scaglie di canfora. Il loro approccio, tuttavia, così come l’accento posto nelle loro opere, sono completamente diversi e individualistici. Mentre Tseng si interessa dalla specificità esplorando una fabbrica di canfora a conduzione familiare di Miaoli, Taiwan, in attività dall’inizio del XX secolo, Huang si concentra sugli anni Trenta e, soprattutto, sul fenomeno dell’abbattimento degli alberi della canfora. Sebbene ambedue si accostino al tema in maniera realistica, le due opere proiettano, in ultima analisi, un senso di assenza reminiscente del passato, anziché assumere una natura documentaristica. Ciò vale specialmente per MIT 1930 di Huang, dove le scaglie di canfora sono conservate in una sorta di scatola della memoria, opera che affronta anche problemi ambientali e l’antagonismo tra uomo e natura.

Packages di Shang-Ye WU passa in rassegna i diversi obiettivi della commercializzazione della canfora giustapponendo tre pacchetti di olio di canfora dagli anni Trenta al 1967. Interessante notare un graduale adeguamento dalla domanda internazionale a quella locale, che rispecchia lo sviluppo di una produzione della canfora a Taiwan prima e dopo la seconda guerra mondiale. L’aggressione, considerata una costante della natura umana, è il fulcro di Bang! Bang! Bang!, opera meno preoccupata del tempo, che assembla due tipi di proiettili simulati, il balistite di Nobel e la cartuccia Springfield 30-06 americana, entrambi posti da Jing-Ying CHEN in una sacca militare. La sua intenzione, tuttavia, è anche quella di sondare l’interazione tra la vista e l’udito.

La modernizzazione della produzione della canfora è avvenuta a opera del potere coloniale giapponese negli anni Dieci, quando in tutta l’isola è stato creato un monopolio. Si è però continuato a utilizzare metodi tradizionali. Una delle opere più importanti della partecipazione della NTUA a questa edizione di OPEN è una scultura collettiva di due metri intitolata Camphor stove realizzata da Sheng-Tsang CHO, Hsiao- Li HSU e Yen-An PAN. Nello scegliere di riprodurre un tradizionale distillatore della canfora, largamente in uso durante la prima epoca d’oro della produzione taiwanese durante gli ultimi decenni del XIX secolo, gli artisti intendono riallacciarsi a un passato tutt’altro che dimenticato, che, al contrario, è in grado di intessere un dialogo con un luogo parimenti glorioso e distinto durante quello stesso periodo su un’isola remota.

Esperienza di comunicazione più solida, eppure interattiva e comunicativa, il Creative workshop for Chinese Calligraphy and ink painting sarà tenuto da Yu-Fan HSIAO. I riscontri positivi ottenuti lo scorso anno con bambini veneziani dai sei ai dieci anni ci hanno incoraggiato a proseguire questa impresa interculturale anche nel 2015.

Le ultime due opere appartengono a due pittrici, Chun LIU e Ru-An JHANG. Incentrate su giocattoli indigeni dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, tutti realizzati con un derivato della canfora, le opere ci immergono in un mondo luccicante e colorato di minuscole statuette tratte dalla cultura popolare tradizionale in contrasto con l’attuale mondo della rete e dei social media. Celluloid figures di Chun Liu descrive un gioco tipicamente giocato dai bambini vicino alle bancarelle degli ambulanti prima dell’avvento del miracolo economico del paese. Flat pleasure, invece, presenta un mondo immaginario in cui statuette contemporanee e antiche sono giustapposte in tre parti. Al centro della parte superiore, due bambini giocano insieme mentre divinità e generali, per quanto minuti, vigilano solennemente quasi a osservare e proteggere l’umanità in un’epoca di grande bisogno.

Wen-I YANG, Curatrice 

 

Jing-Ying Chen

 

Yu-Fan Hsiao

Chun Liu

 

Ru-An Jhang

 

Shang-Ye Wu

 

Wei-Ya Tseng

 

Sheng-Tsang Cho, Hsiao-li Hsu, Yen-An Pan

 

Hung-Hao Huang

Daniel Rothbart

 

Daniel Rothbart

USA

Una scultura di vetro e alluminio che sembra spontaneamente scaturire dalle acque del Canale della Giudecca. Così si presenta Air de Venise di Daniel Rothbart, il cui titolo richiama la celebre ampolla d’aria di Parigi che Marcel Duchamp portò a New York come souvenir.

Vero e proprio paesaggio simbolico germinato da quello naturale e architettonico, l’installazione ha come elemento fondante e centrale una bolla di vetro ricavata dalla fusione delle bottiglie di sake usate dai pescatori giapponesi come strumento galleggiante per la pesca; oggetto che, nel riecheggiare la tradizione veneziana della soffiatura del vetro, riassume visivamente tutto ciò che rappresenta Venezia: una “frontiera liquida”, aperta passerella a cerniera fra civiltà.

Le bolle di vetro galleggianti non solo richiamano alla mente la “coppa” come potente simbolo della “scienza sacra” nelle tradizioni più antiche, nella religione ebraica, in quella cristiana e nel pensiero buddhista ma ricordano anche la struttura geometrica astratta dell’albero delle Sephirot, che nella Cabala indica le modalità con cui l’infinito si rivela e continuativamente crea sia il reame fisico sia la catena dei reami metafisici superiori. Le Sephirot vengono rappresentate con forma circolare e collocate lungo tre assi verticali e si collegano tra loro; ciascuna include tutte le altre mediante 22 canali che corrispondono alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.

Lo stesso diagramma sembra all’origine della scultura di Rothbart. Ogni “nodo” nella catena che costituisce Air de Venise rappresenta dunque il punto in cui agiscono le forze che determinano la condensazione e coesione di un “aggregato”, di un legame tra la dimensione immateriale e materiale e tra quest’ultima e le forme. L’opera condensa insomma la visione penetrante che l’artista ha della stratificazione e dell’addensamento della Storia, delle Tradizioni dei luoghi e del simbolismo che è all’origine della forma, del pensiero e del sistema della conoscenza.

Vittoria Broggini, Curatrice 

Kuang Yu Lee

 

Kuang -Yu Lee

Taiwan R.O.C.

Lee Kuang-Yu è nato nel 1954 a Taiwan. Nei primi anni ’70 ha frequentato il Dipartimento di Scultura del National College of Arts (predecessore della National Taiwan University of Arts).

Diplomatosi nel 1975, si è recato in Spagna per studiare tecnica e teoria scultorea occidentale rispettivamente presso la Real Academia de Bellas Artes di San Fernando e l’Universidad Complutense di Madrid con il celebre scultore Toledo. Rientrato a Taiwan, ha insegnato presso la Taipei National University of the Arts e la National Taiwan University of Arts, ritirandosi poi nel 2006 per dedicarsi al lavoro creativo.

Le opere di Lee Kuang-Yu attraversano frontiere culturali e storiche rappresentando un simbolo culturale di interazione tra il pensiero buddhista e taoista tradizionale e il modernismo.

Le sue creazioni non sono ascrivibili ad alcuna categoria stilistica canonica perché costituiscono un linguaggio unico grazie alla sua maestria incomparabile, al suo stile e ai materiali che, a loro volta, incarnano la complessa natura dell’arte taiwanese sintetizzando l’essenza della sua cultura. Le sue opere, esposte in passato in Spagna, Austria, Giappone e Singapore, ora sono visibili in spazi pubblici, presso l’Università Statale di Taiwan, la stazione metropolitana dell’Ospedale, lungo il Civic Boulevard o presso l’Università Statale di Kaohsiung. A Taiwan, tre importanti gallerie collezionano molte sue creazioni.

J.J. Shih, Curatore 

  1. Taiwan - R.O.C. YAHON CHANG
  2. Svizzera - HEINZ AESCHLIMANN
  3. Svezia - MATS BERGQUIST
  4. Italia - VITI & ZAMPINI

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