Rhapsody in Green

Evento Collaterale alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia

Curatore: Yang Wen-I
Artisti: Kao Tsan-Hsing, Huang Ming-Chang and Chou, Yu-Cheng
Commissario: Dr. Hsieh Yung-Cheng e Paolo De Grandis
Organizzatore: National Taiwan University of Arts, Taiwan (ROC)
Coordinamento: Carlotta Scarpa (PDG Arte Communications)
Sponsor: The Ministry of Culture, The Ministry of Foreign Affairs, The Ministry of Education and others
Apertura al pubblico: 01/0615/09/2013
Sede: Santa Maria della Pietà, Castello 3701, 30122 Venezia
http://portal2.ntua.edu.tw/enntua

Nel 1924 quando George Gershwin (1898 -1937) creò “Rhapsody in Blue” , la composizione musicale che definì un nuovo genere, l'artista Haung Tu-Shui (1895-1930) realizzò “In the Outskirts”: la prima scultura in bronzo moderna e realistica di Taiwan. L'opera riproduce un bue e tre gru, una visione molto diffusa nei campi di riso dell'Asia Meridionale. Assente dall'opera, ma chiaramente presente nel suo significato, è il colore verde – punto di partenza di “ Rhapsody in Green”.
Poche parole sono così adatte a esemplificare la complessa relazione tra linguaggio e percezione come il termine cinese antico “ch'ing”. Semanticamente, nel suo significato letterale, descrive, secondo l'accezione contemporanea, tre toni di colore chiaramente diversi: il blu, il verde e addirittura il nero. Inoltre, nella cosmologia tradizionale, “ch'ing” si riferisce al concetto di dignità ed è associato all'est, al legno ed alla primavera e nella lingua contemporanea anche alla giovinezza, ma è associato anche a concetti molto diversi tra loro come “cielo blu”, “erba verde” “capelli neri”.
L'esposizione esplora il potere del realismo percettivo che, rompendo con la visione tradizionale, affronta la questione del mondo esterno basandosi esclusivamente sui sensi di ciascun individuo: un mondo in cui l'eccezione che costituisce l'ambiente globale attuale diventa sempre più normale. I tre artisti contemporanei taiwanesi Kao, Tsan-Hsing (1945), Huang Ming-Chang (1952) e Chou, Yu-Cheng (1975) mostrano ciascuno il proprio personale e indiVISUAListico approccio al colore verde e alle sue connotazioni, siano esse “oculocentriche”, intersoggettive o concettuali, orchestrando il verde attraverso la combinazione di componenti eterogenee e ricordandoci qual è il posto che il colore verde merita nel nostro ambiente attuale.
Le sculture in acciaio di Kao, realizzate con “objects trouvée” industriali, che imitano fili d'erba viventi e i campi di riso dei virtuosismi pittorici di Huang, sembrano entrambi imbevuti di una logica di senso per cui le risaie inanimate e l'erba di lana d'acciaio si trovano lì proprio per fare da canale di comunicazione con “l'essere nel mondo” comune a tutte le cose. Rendere qualCOSA visibile, precisamente in accordo con ciò che viene visto dagli occhi di ciascuno, aiuta a creare un dialogo più profondo, quasi una relazione tra specie diverse, tra la terra, le persone che hanno di fronte e loro stessi.
L'opera post-concettuale di Chou Yu-Cheng affronta il tema del “ready made”, non tanto riferito agli oggetti quanto nell'accezione di Bruno Latour di “cose rese pubbliche”, rivelando il lavoro immateriale svolto dal sistema politico e da quello dell'arte. Sulla base di quest'idea l'artista lavora su due opere “verdi” dell'epoca della colonizzazione giapponese, una delle quali, andata perduta, è “In the Outskirts” di Huang Tu-Shui. (Yang Wen-I).
La National TaiwanUniversity of Arts, ente organizzatore della mostra, è l'alma mater di Hou Hsiao-Hsian e Ang Lee, rispettivamente vincitori nel 1989 e nel 2007 del Leone d'Oro della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia ed è quindi molto orgogliosa di partecipare per la prima volta alla sezione Arti Visive della 55. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia, come espresso dal Dr. Hsieh Yung-Cheng, presidente della NTUA sulla stampa Taiwanese.

© Sergio Martucci