fulvia zambonUSA - FULVIA ZAMBON

La storia di Fulvia Zambon con la pittura figurativa è vecchia di decenni. L'artista torinese che da tempo ha scelto gli USA come luogo di vita e d'arte, ha iniziato giovanissima a esprimere sentimenti e passioni attraverso il gesto della mano che dipinge e il supporto della tela che assorbe. A OPEN 12 porta una delle dolcissime deliranti Carrozzine che l'hanno resa famosa, dipinti collocati in alcune tra le più prestigiose collezioni del mondo. Peace è una carrozzina con bandiera a stelle e strisce, simbolo del Paese dove Fulvia ha scelto di abitare, ma simbolo anche di una potenza che in maniera controversa lavora al servizio della pace nel mondo. Questa baby carriage è vuota, un lungo drappo nero, quasi senza fine, esce dall'interno dove dovrebbe trovarsi il corpicino del bimbo. Qualcosa di irreparabile è accaduto. La carrozzina è fuggita da sola, ha abbandonato la città ed è arrivata infine in una radura in un bosco d'autunno. I simboli dell'abbandono, della morte, della colpa, sono evidentissimi. Fra questi alberi cedui che raffigurano la temperanza e la saggezza, si trova una casupola che ricorda la casetta di un qualche boscaiolo delle fiabe, buono e gentile. Sul ceppo che abitualmente si usa per spaccare la legna è posata una tazza del latte. Una di quelle ciotole che da tempo memorabile in pittura rimandano all'idea dell'infanzia. La tazza rappresenta il cibo, dunque la possibilità di sopravvivere. Un altro elemento fondamentale mostra la sua discreta presenza, si tratta di un quadretto ovale appeso all'interno della baracca. Potrebbe essere un piccolo angelo, un genio dei boschi, o la trasfigurazione di un topolino che ha accompagnato la fantasia dell'artista quando, piccolissima, inventava delle storie su un topino che le stava accanto. Non c'è dubbio che il dipinto rimandi alla tragedia dell'11 settembre 2001, quando le torri gemelle furono squarciate da due boeing guidati da kamikaze arabi. "La percezione che si aveva", spiega Fulvia, "era che l'America fosse invincibile. Quell'incursione ha lasciato tutti esterrefatti". La seconda Guerra del Golfo inizia il 20 marzo 2003, tutti sappiamo cosa ne è seguito. Fulvia Zambon non si occupa di politica, i suoi quadri sono piuttosto delle storie reali che trasportano fatti quotidiani in un mondo di fiaba, tuttavia serissimo. "Ma", aggiunge, "in questi otto anni abbiamo visto qualche feretro coperto dalla bandiera, poche immagini trasmesse dalla televisione, perché accuratamente nascoste, i propri morti spaventano. Eppure abbiamo capito che le cose andavano storte". A OPEN 12 arriva un dipinto di grandi dimensioni che dice il pensiero di una pittrice di talento capace di interpretare den zeitgeist. La gente qualunque non ne può più delle guerre. Pace, per una volta, diventa una parola scevra da significati simbolici e retorici, vuol dire in modo semplice e diretto, Piantatela. 

Testo a cura di Anna Caterina Bellati