Arsenale, caserme, palazzi settanta «regali» dal Demanio
Filippini: tutti al Comune e non ai privati. D’Agostino: non fare cassa

VENEZIA — In cima alla lista c’è l’Arsenale. Ma nel passaggio dei beni dal Demanio agli enti locali in virtù del «federalismo demaniale», il Comune di Venezia non ha dubbi: «Chiederemo che ci vengano assegnati tutti i beni». A dirlo è il neo assessore al Patrimonio Bruno Filippini che mette in chiaro la posizione dell’amministrazione comunale: «Useremo tutti gli strumenti in nostro possesso perché i beni demaniali vengano tutti affidati al Comune e non rischino invece di essere venduti ai privati». Al momento sarebbero una settantina gli immobili, moltissimi di gran pregio, inseriti nell’elenco stilato dall’Agenzia del Demanio. L’Arsenale è ovviamente il più importante, soprattutto perché già oggetto di un’importante operazione di rilancio, mentre non mancano «gioielli» di altissimo valore, anche simbolico, che entreranno nella disponibilità del Comune.

E sullo sfondo si apre la partita della valorizzazione di una serie di beni oggi inutilizzati, caserme soprattutto, che potrebbero dare ossigeno alle casse comunali. Entro questo mese la riforma diventerà decreto legislativo e la tabella di marcia fissa in otto mesi il tempo per trasferire i beni demaniali agli enti locali che ne faranno richiesta. «Siamo in attesa—dice il direttore dell’area Patrimonio del Comune Luigi Bassetto —. Ovviamente richiederemo tutti i beni disponibili anche se per il momento non conosciamo né le modalità di questa cessione né gli eventuali vincoli che saranno posti sui beni». Al momento esiste una lista, pubblicata sul sito dell’Agenzia del Demanio, che elenca i beni in uso alla Pubblica amministrazione centrale e potrebbero essere questi l’oggetto del trasferimento, fatta eccezione per tutte le strutture utilizzate a fini istituzionali. E un lungo elenco anche se l’assessore Filippini avverte che la lista definitiva alla fine potrebbe essere alquanto diversa: «Meglio essere prudenti ». Nella lista figurano edifici prestigiosi, come il Palazzo delle Prigioni (valore 45 milioni di euro) oggi sede del Circolo artistico, ma anche la Caserma dei Carabinieri a San Zaccaria, la sede della Compagnia della Vela e il palazzo dei Giardinetti Reali (76 milioni). Ma ci sono anche immobili come il carcere femminile alla Giudecca (6,5 milioni), il palasport Arsenale (26 milioni), il complesso degli Incurabili alle Zattere (56 milioni) che sono già in uso di cui alla fine il Comune dovrebbe accollarsi la manutenzione e basta. Più interessante per gli sviluppi futuri l’eventuale cessione del complesso dei Santi Cosma e Damiano e delle caserme dei Carabinieri di via Miranese (28 milioni), via Garibaldi (79 milioni), le Ex lavanderie in via Piave (14 milioni), la Finanza in via Forte Marghera (10 milioni).

Il Comune è intenzionato a procedere con la valorizzazione di alcuni di questi beni, in particolare quelli da tempo inutilizzati che potrebbero finire nel Fondo Città di Venezia, il fondo immobiliare gestito dalla Est Capital di Gianfranco Mossetto, al quale attraverso gara è stata affidata la partita delle cartolarizzazioni, con l’affidamento di immobili per circa 100 milioni di euro. «Noi siamo pronti, abbiamo uno strumento che ha le caratteristiche adatte alla valorizzazione », aggiunge ancora Bassetto. C’è però chi mette in guardia da questo tipo di operazioni. Roberto D’Agostino, presidente della società mista Comune Demanio Arsenale spa, contesta il meccanismo della cartolarizzazione. «Valorizzare un bene significa che alla fine dell’operazione il Comune ha più patrimonio di prima, ma se si vendono i gioielli solo per fare cassa, alla fine il Comune rimane più povero».

Serena S. Lucchesi
10 maggio 2010

Tratto da: corrieredelveneto.corriere.it, 10 maggio 2010