Venezia Arte Contemporanea e Spazi Espositivi
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Pubblicato: 14 Agosto 2014

MASUDA HIROMI - Espone: "Play glass con tenerezza"

L’arte è anche tenerezza, Masuda Hiromi, artista giapponese espone "Play glass con tenerezza". L’inaugurazione si svolge venerdì 13 aprile alle 14,30 al Chiostro di San Francesco della Vigna. L’evento, organizzato in contemporanea alla 50. Esposizione di Arti visive de La Biennale di Venezia si protrae fino al 2 novembre di quest’anno.

L’installazione, curata da Paolo De Grandis, presenta l’opera inedita di Hiromi realizzata appositamente per il contesto architettonico dell’antico Chiostro di San Francesco della Vigna. Riguardo a quest’opera Pierre Restany ha osservato "…le sue opere sono simili a spartiti musicali tridimensionali e rappresentano una concatenazione melodica del materiale. La loro lettura evoca un solfeggio del vetro soffiato". Dopo un’assenza di circa mezzo secolo l’Indonesia partecipa alla manifestazione veneziana presentando le opere di un progetto incentrato su Bali "Paradiso perduto: lutto nel mondo". Gli artisti esplorano i problemi attuali che influenzano e danno forma alla loro produzione artistica. Il titolo si riferisce all’attentato terroristico del 12 ottobre 2002, quando due bombe scoppiarono a Kula sull’isola di Bali, uccidendo 180 persone, soprattutto americani, europei e indonesiani.

L’episodio è stato recepito in tutto il mondo con il medesimo messaggio: non esiste un luogo isolato del terrore e della violenza: L’inaugurazione venerdì 13 giugno ore 15,30 Palazzo Malipiero, San Marco.

Pubblicato: 14 Agosto 2014

Un'arcipelago di padiglioni 'extra moenia'
Fonte: VENEZIA NEWS

La Biennale di Venezia non è più un "hortus conclusus" dove i Giardini e l'Arsenale segnano i confini dell'arte contemporanea, ma è un arcipelago in continua espansione sulle acque della laguna veneziana. Questa necessità di sfondare i limiti topografici delle aree canoniche, dettata essenzialmente dalla crescita esponenziale di nuove partecipazioni presentate da Arte Communications, diviene metafora del comune desiderio di raggiungere una dimensione cosmica parallela alla tanto anelata visione a 360 gradi dell'arte contemporanea. All'origine di questa tendenza, che ad oggi vede 69 partecipazioni esterne, vi è la mostra 'Quartetto' organizzata da Paolo De Grandis nel 1984 parallelamente alla XLI Biennale presso la Scuola Grande S. Giovanni Evangelista. L’esposizione fu consacrata ufficialmente dai critici Achille Bonito Oliva, Alanna Heiss e Kaspar Koenig, testimoni di un importante confronto tra quattro artisti: Joseph Beuys, Enzo Cucchi, Bruce Nauman e Luciano Fabro. La proliferazione di padiglioni cosiddetti "extra moenia", è stata guidata da Arte Communications che, dal 1995 ad oggi ha rinforzato le linee della kermesse veneziana aprendo le frontiere all'Oriente e a quelle realtà geografiche considerate deboli rispetto al circuito internazionale dell'arte contemporanea come Singapore, Indonesia, Iran, Lettonia, Estonia fino ad arrivare all'odierna prima partecipazione del Marocco. Tra le tante letture possibili del varo del Marocco alla Biennale, c'è il variare della sensibilità nell'immaginare luoghi mitici, mondi culturalmente lontani, ma c'è soprattutto il filo delle collaborazioni internazionali avviate da Paolo De Grandis in occasione di OPEN Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni che si tiene a Venezia Lido parallelamente al Festival del Cinema e che è divenuto negli anni un trampolino di lancio per le nuove presenze alla Biennale. All'interno delle sacrali mura della Chiesa di S. Maria della Pietà, gli affreschi del Tiepolo dialogano con le tele di Fouad Bellamine, Mohamed Bennani MOA e Fathiya Tahiri. Ed è l'elemento della tradizione culturale, reinventato, capovolto o recuperato, a ripetersi con insistenza, rifuggendo banali esotismi o localismi per aprirsi a contaminazioni ed esperimenti di linguaggio.

In arte non si abbattono solo le barriere territoriali ma anche quelle sociali. Come Perseo liberò dalle catene Andromaca, così Bita Fayyazi e Mandana Moghaddam spezzano le catene dell'isolamento femminile dalla scena artistica, facendosi portabandiera del padiglione dell'Iran. La persistenza di mitografie ed il recupero di antichi testi iraniani sono i segni di un'essenza comune, elementi che, nella loro 'simpatia simbolica', divengono mezzi di identità interculturale per affermare la forza della donna che sostiene e rigenera il mondo. Su un altro versante, ma concettualmente affine, è il progetto presentato da Mark Raidpere per il padiglione dell'Estonia a Palazzo Malipiero. Mescolando fotografia e video, "Isolator" è una zona di confine dove l'alienazione, sia essa legata a questioni sociali come l'omosessualità o ad evocative situazioni familiari, si fonde con la perversione estetica e la fascinazione dei contenuti provocatori. Una terra di nessuno in cui l'occhio fotografico dell'artista si aggira e seleziona istantanee estreme, brandelli di un'umanità inerte e disperata che si ergono a metafora di una condizione esistenziale a confronto con i dettami della società borghese estone. All'interno dello stesso Palazzo la Lettonia presenta il gruppo F5. Nel progetto "Dark Bulb" c'è la storia di Aristotele Operandi, il fantomatico inventore della lampadina emanante luce nera. Un racconto d'evasione per lasciarsi avvolgere dall'oscurità delle atmosfere inusuali. Ed è con questo piacere della scoperta, tra i tessuti cerebrali della mente umana, che si può visitare un percorso ai limiti della visionarietà occidentale in cui si mescolano conoscenze storiche e gusto della bizzarria.

Altra isola di questo vasto arcipelago è l'Indonesia, rappresentata quest'anno da quattro artisti: Entang Wiharso, Noor Ibrahim, Yani Mariani Sastranegara e Krisna Murti. La loro arte abdica la narrazione e si fa trama sfilacciata di 'sottosensi' resi espliciti da scelte espressive che reinterpretano gli stilemi, volutamente grezzi, della visualità indonesiana: dalla natura rigogliosa fino al mare, amico ed ostile, furor estatico che fende il paesaggio, separa uomini e cose. Nel padiglione si sente l'eco distorto del profondo sentimento di riscatto.

In questa Venezia, crocevia di culture ed idee, ci sarà un leone di meno? Forse... Al padiglione di Singapore, Tzay Chuen, Lim, l'irriverente jongleur di paradossi, appassionato e ironico abilissimo di ogni contraddizione, narra la storia del fantomatico ratto del Leone di Singapore: il Merlion. E, nell'ideale traslazione del mitico simbolo, che unisce Venezia a Singapore, il progetto evolve, in bilico tra assenza e presenza, nel gioco beffardo che confonde le attese dello spettatore.

Carlotta Scarpa

Pubblicato: 14 Agosto 2014

La Mostra OPEN
Fonte: Il Gazzettino

Mercoledì, 24 Settembre 2003
 

LA MOSTRA "OPEN" 
L'arte all'aperto al Lido di Venezia

Lido di Venezia.
Il divorzio era nell'aria. Era destino che al Lido cinema e arte non andassero d'accordo. Quest'anno infatti la sesta edizione di "Open" non ha potuto usufruire, malgrado il suo carattere no-profit, degli spazi all'aperto sul lungomare lidense. L'invadenza della kermesse cinematografica e un po' la taccagneria del Comune hanno impedito l'istallazione prevista di grandi opere all'aperto. In compenso "Open" ha scoperto un nuovo spazio ideale per l'arte: la nuova struttura de ll'ex Blue Moon ora chiamata ufficialmente Bucintoro. Chi avrebbe pensato che il "capriccio architettonico" dell'architetto De Carlo si sarebbe prestato così bene ad ospitare la maxi-arte! Paolo De Grandis , l'ideatore di "Open", ha colto nel segno. Nello stravagante, ma tutto sommato ben congengnato padiglione che si protende (e si protenderà ancor di più il prossimo anno) sul mare, troviamo una decina di sculture tra cui spicca, per evidenza visiva, il bambolotto gigante che, tutto nudo, piange sulla terrazza: è un'opera di Gaetano K. Bodanza, già esposta due anni fa alla Biennale. Accanto, quasi a voluto contrappunto, spicca l'enorme sfera ferrigna del giapponese Kuma. Più a lato Dennis Hopper (ricordate "Easy ride r") ha istallato venti gigantografie dedicate ai "grandi" del cinema. Il panorama, è tutto così: stravagante e imprevisto, come del resto lo stesso padiglione, che ricorda i futuribili progetti architettonici degli anni Dieci (da Sant'Elia a Pevsner). Il raccordo col cinema è preso ogni tanto per la coda: ad esempio il Gran Premio è andato al regista giapponese Takeshi Kituno, il quale, l'ha ricevuto direttamente nella cerimonia inaugurale mandando invece il suo produttore a ritirare l'altro premio alla Mostra del Cinema. C'è anche Gina Lollobrigida con le sue manierate sculture in bronzo (discutibili ma tecnicamente ben eseguite). L'arte minimal è rappresentata tra l'altro da un grande legno estrosamente inciso dal cinese Hsiao Chang Cheng. Ci sono anche alcuni happenings come quello dell'iraniano Ahmad Nadalian, il quale ha inciso alcuni scogli sulla spiaggia e disseminato sulla sabbia circostante alcune pietre dai significati arcani. Interessanti anche alcune sculture disseminate nel parco a negli edifici degli alberghi Excelsior, Des Bains e Hungaria. Nel complesso una mostra brillante, anche se incompleta e privata di quella vetrina naturale che era il lungomare. Si arriva fino al Piazzale Santa Maria Elisabetta dove lo spagnolo Angel Orensanz ha istallato una specie di totem surreale in ferro, che fortemente contrasta con la modesta architettura circostante.

 

Paolo Rizzi

Pubblicato: 14 Agosto 2014

Opere d'arte nelle aree verdi dell'isola
Fonte: La Nuova Venezia

LIDO. Altro che tecnici, l'altro ieri al Lido per il sopralluogo delle aree verdi dove verranno ospitate numerose opere d'arte, si sono presentati direttamente il presidente della Biennale e il responsabile delle Arti Visive. Un colpo d'occhio niente male per il presidente della Municipalità Gianni Gusso, che in questi ultimi giorni sta vedendo nascere dal nulla uno dei progetti più interessanti per lo sviluppo dell'isola sotto l'aspetto culturale, e che nei prossimi mesi potrebbe anche attirare un maggior numero di turisti con inevitabile indotto per le attività economiche locali. Opere d'arte nei parchi, si era detto, e l'altro ieri Gusso ha accompagnato i vertici della Biennale in un insolito tour del Lido. «Abbiamo visitato tutti i parchi che come Municipalità avevamo proposto sin dall'inizio — ha detto il presidente dell’istituzione lidense — Ma ci siamo spinti anche fino a Malamocco, perché è molto piaciuta la zone dietro la curva che porta all'abitato. Infatti lì, una volta tolto il cantiere ancora aperto, le opere potrebbero essere ammirate anche dalla laguna per chi ci transita in barca». Soprattutto, il presidente della Biennale, Davide Croff, si è detto disponibile a portare in tempi brevi al Lido l'opera che era stato un po' il simbolo dell'ultima rassegna di arti visive. Quella Torre di Babele imponente nelle dimensioni, circa otto metri di altezza per sedici di diametro, che è stata vista molto bene all'interno, del parco di Ca' Bianca. «Siamo rimasti tutti soddisfatti, e sembra davvero che si stia aprendo una nuova fase con questo progetto per l'isola — ha aggiunto Gusso — Ho nel frattempo ricevuto anche un fax da parte di Paolo De Grandis, ideatore di Open, con quale è partita questa idea. Lo contatterò domani per fare il punto della situazione e capire in che modo procedere». Le altre zone verdi papabili per ospitare opere d'arte e sculture sono poi Piazzale Ravà, l'area della biblioteca civica, la piscina e Sant'Ignazio. La municipalità, con i suoi interlocutori, porterà avanti il progetto delineando la scelta delle opere una alla volta, in modo da poterle inserire nel contesto dell'isola nel miglior modo possibile, e cercando che il loro impatto non possa causare incidenti qualora dei bambini vi si avvicinassero giocando.


Simone Bianchi

Pubblicato: 14 Agosto 2014

Open salvo, arrivato il finanziamento
Fonte: La Nuova Venezia

Open è salvo, almeno per quest’anno.


La mostra di sculture e installazioni all’aperto che da sette anni Arte Communications organizza sull’isola si farà anche il prossimo agosto grazie al contributo fattivo promesso nelle ultime ore dalla Municipalità.
 Paolo De Grandis, il titolare della manifestazione, aveva infatti annunciato che questa volta - dopo che negli ultimi anni la rassegna aveva tagliato il traguardo sempre per un pelo a fronte di grossi sforzi finanziari - sarebbe stata davvero l’ultima.
 La municipalità ha quindi raccolto l’appello lanciato nei mesi scorsi, e si è subito attivata. «Una volta stabilito che perdere questa rassegna sarebbe stata una iattura, dal momento che ha assunto connotati importantissimi nel panorama culturale internazionale, ci siamo impegnati per aiutare Arte Communications» ammette Gianni Gusso, presidente della Municipalità dell’isola.
 «De Grandis è già riuscito a contenere le spese in una maniera impensabile, quindi basterebbe uno sforzo non esagerato da parte nostra e di altri enti per sostenere Open. Per questo stiamo cercando di coinvolgere il Casinò di Venezia, che già dalle promesse fatte in passato avrebbe dovuto destinare al Lido risorse che però negli ultimi tempi non sono state più viste, ma anche l’Apt e altri enti in modo da costituire una sorta di pool di sostegno». Da parte sua, Paolo De Grandis ha accolto con grande soddisfazione questa promessa di aiuto, e così per la prossima estate si annuncia un altro Open di alto livello, questa volta arricchito dalla partecipazione di numerosi artisti dell’America latina. Ricordando che Paolo De Grandis organizzerà Open anche vicino Shangai, e che sarà l’avvenimento d’apertura del 2006 quale anno dell’Italia in Cina.

 

Simone Bianchi

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  2. Comunicato Stampa OPEN 17. Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni
  3. Torna OPEN! 30 artisti al Lido e San Servolo
  4. Extraordinary success at our exhibitions in the Biennale Architettura 2014

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