51. Esposizione Internazionale d’Arte
Fonte: Biennale di Venezia
51. Esposizione Internazionale d’Arte
si conclude con un grande successo di pubblico:
915.000 visitatori in 154 giorni di esposizione di cui
265.000 visitatori alle mostre internazionali del Padiglione Italia e dell’Arsenale
L'esperienza dell'arte Sempre un po’ più lontano
370.000 visitatori alle mostre dei 40 Paesi allestite nella Città
280.000 visitatori agli eventi collaterali
Venezia, 6 novembre 2005 - Si è conclusa ieri, domenica 6 novembre, la 51. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia che ha ottenuto un grande successo: complessivamente il flusso di pubblico tra le sedi della Biennale e quelle nel centro storico veneziano è stato, nel corso dei 5 mesi e mezzo di esposizione, di 915.000 persone.
265.000 ivisitatori, dal 12 giugno al 6 novembre, delle mostre internazionali L'esperienza dell'arte a cura di María de Corral presso il Padiglione Italia e Sempre un po’ più lontano a cura di Rosa Martínez presso l’Arsenale; 370.000 ivisitatori delle mostre dei 40 Paesi allestite nel centro storico cittadino; 280.000 le presenze dei 31 eventi collaterali.
I gruppi che hanno visitato questa edizione della Biennale sono stati 2.880, di cui 2.035 studenti e 845 adulti, dimostrando la crescita dell’interesse di questa seconda categoria per la visita in forma organizzata, usufruendo di biglietti specifici scontati e di visite guidate modulate secondo le loro esigenze: l’esposizione di arte contemporanea diviene così una scelta precisa per il mondo dell’associazionismo e per i circoli ricreativi aziendali. 15.355 persone hanno usufruito dell’opzione del biglietto d’ingresso ridotto “Family”. Intensa e richiesta è stata l’attività didattica con le scuole che ha coinvolto 2.577 bambini delle scuole materne ed elementari in percorsi e laboratori e 16.518 studenti degli istituti superiori. 800 visitatori hanno usufruito di visite guidate alle mostre in orario serale.
Per la prima volta quest’anno l’iniziativa del Comune di Venezia - Ufficio Lavori Pubblici in collaborazione con Sanitrans ha permesso un servizio gratuito di trasporto, a richiesta, per i visitatori disabili tra Giardini e Arsenale e viceversa consentendo il superamento delle barriere architettoniche che dividono le due sedi espositive della Biennale.
I giornalisti accreditati sono stati 4.662 di cui 3.062 stranieri provenienti da 57 Paesi delmondo e 1.600 italiani. Gli articoli pubblicati sono stati ad oggi 1.610 (1.124 italiani e 486 esteri) e sono state dedicate 18 copertine delle più importanti riviste specializzate internazionali ed italiane. 57.300 sono state le segnalazioni della stampa on line.
Successo anche per il catalogo, edito da Marsilio in tre volumi, e della guida breve, vero best-seller del visitatore, che è stata oggetto di 3 successive ristampe.
La 51. Esposizione Internazionale d’Arte, inaugurata lo scorso giugno con 4 giorni di vernice (affollati da 33.000 ospiti internazionali tra artisti, galleristi, collezionisti responsabili di musei e di istituzioni culturali), ha presentato due mostre internazionali, concepite sotto punti di vista diversi, ma complementari della medesima visione.
L’esperienza dell’arte, a cura di María de Corral, allestita nelle 34 sale del Padiglione Italia nei Giardini della Biennale con 42 artisti internazionali sia celebri, sia esordienti attraverso un percorso costituito da un ampio numero di dipinti, da video e da installazioni, per la maggior parte realizzate appositamente per la Biennale per rappresentare le tendenze nello sviluppo dei vari linguaggi.
Sempre un po’ più lontano, a cura di Rosa Martínez , nei 9.000 metri quadrati delle Corderie e delle Artiglierie dell’Arsenale, con 49 artisti internazionali accomunati dal lavoro di ricerca nella contemporaneità che, attraverso video, sculture e installazioni concepite per questi particolari ambienti, hanno offerto un panorama variegato delle tendenze più attuali.
Un progetto speciale, promosso dalla Biennale e dal Ministero per gli Affari Esteri, è costituito dall’opera diFabrizio Plessi“Mare verticale” (2000), un totem tecnologicodiacciaio e alluminio, alto 44 metri, verrà allestito in Cina nel 2006 in occasione delle iniziative per l’anno dell’Italia in questo Paese.
Le Partecipazioni Nazionali hanno registrato la presenza più numerosa nella storia della Biennale: 70 Paesi hanno presentato 30 mostre nei padiglioni dei Giardini e 40 in sedi del centro storico coinvolgendo tutta la città.
Gli Eventi collaterali della 51. Esposizione, selezionati tra centinaia di proposte, sono stati 31 tra mostre, performance, convegni e seminari dall’arte alla poesia, dall’Arsenale al centro di Venezia, dalle isole della laguna sino a Mestre e Marghera.
I tre main partner che hanno affiancato questa edizione della Biennale di Venezia, hanno rappresentato una componente innovativa e condividono progetti specifici nell’ambito della 51. Esposizione, ciascuno nel proprio settore di impegno: GRTN per l’informazione interattiva sulla rassegna e sull’utilizzo di energia del sistema nazionale; B&B Italia per la relazione tra la progettazione artistica e il design d’avanguardia; illycaffè ha offerto ai visitatori della mostra illymind, momenti di sosta e percorsi di approfondimento per un incontro personale con l’arte.
Una Biennale Arte in crescita
Fonte: La Nuova
Venezia “invasa” da oltre 900 mila visitatori nei cinque mesi della Biennale Arti Visive. Si è chiusa domenica la 51ª Esposizione Internazionale, quest’anno incentrata sulla doppia mostra L’esperienza dell’arte nel Padiglione Italia dei Giardini curata da Marìa de Corral e Sempre un po’ più lontano all’Arsenale, a cura di Rosa Martìnez. Ai Giardini e all’Arsenale i visitatori sono stati in tutto circa 265 mila, in linea con la precedente edizione della rassegna, curata da Francesco Bonami, a quota 260 mila. Ma la novità sta nel successo dell’allargamento dell’esposizione a tutta la città, con 40 mostre allestite da Paesi privi di padiglione e 31 eventi collaterali.
Per la prima volta, infatti, la Biennale ha conteggiato anche i visitatori di queste esposizioni e il totale - tra il 12 giugno al 6 novembre - è di circa 915 mila presenze agli eventi, con risultati addirittura superiori a quelli della Biennale “ufficiale” dalle manifestazioni allargate a tutta la città.
A visitare infatti i palazzi veneziani che hanno ospitato i circa 40 paesi privi di padiglione ai Giardini, sono state 370 mila persone e 280 mila hanno invece visto anche le mostre collaterali. E’ la conferma che la Biennale Arti Visive è ormai una grande “occasione” espositiva allargata, in questo periodo a tutta la città e non limitata ai luoghi canonici dell’esposizione. Chi viene a visitarla, dunque, non si limita alla tappa obbligata ai Giardini e all’Arsenale, ma sfrutta in buona parte il circuito espositivo cittadino che inevitabilmente si crea. Un dato, evidentemente, su cui riflettere anche per il futuro della manifestazione e che fa intuire anche un indotto turistico-commerciale per la città di proporzioni notevolissime.
Tornando alla Biennale ufficiale, in crescita anche gli incassi da bigliettazione, che per questa edizione si sono attestati sui 2 milioni e 570 mila euro, contro i 2 milioni e 390 mila di quella di due anni fa.
Si è trattato dell’edizione in cui le partecipazioni nazionali hanno registrato la presenza più numerosa nella storia della Biennale, con 70 Paesi partecipanti. A “fare” pubblico - come rileva la stessa Biennale - sono stati soprattutto i gruppi, quasi tremila.
Intensa e richiesta è stata inoltre l’attività didattica con le scuole che ha coinvolto 2.577 bambini delle scuole materne ed elementari in percorsi e laboratori e 16.518 studenti degli istituti superiori.
ENRICO TANTUCCI
Azzerato il rosso con un aumento di capitale
Fonte: La Nuova
Venezia Fiere azzera il rosso e riparte con un nuovo aumento di capitale. La società che deve occuparsi del polo fieristico veneziano, con le manifestazioni a esso collegate, ha infatti chiuso il bilancio del 2004 con un passivo di circa 560 mila euro, che sale a 620 mila euro con i debiti pregressi. Per fare fronte al deficit, la società ora guidata da Marino Cortese ha utilizzato il fondo di riserva di 483 mila euro, e poi ha ricostituito il capitale sociale, portandolo a 412 mila euro. A farsi carico maggiormente del ripiano delle perdite e della ricapitalizzazione, VeronaFiere, nuovo socio di maggioranza con il 34 per cento del capitale, anche se la questione era ancora in predicato. Gli altri soci più forti sono la società Remidà (32 per cento) e la Codess, con il 17 per cento, mentre quote minimali hanno il Comune (3,50 per cento) e la Provincia (1,80) e altro socio di minoranza (con il 5 per cento) della Pio Guaraldo costruzioni + Lorenzo Marinese, attuale presidente del Venezia Calcio e fino allo scorso anno al vertice della società fieristica, al posto di Cortese.
Proprio Marinese, di recente, aveva espresso aspre critiche sull’organizzazione della società, affermando che «ci sono due società all’interno del gruppo (quelle che assieme formano la maggioranza delle azioni), che si sono dimostrate incapaci a gestire questa spa». La Guaraldo, da parte sua, ha deciso di non sottoscrivere la ricapitalizzazione. Toni rassicuranti sul futuro di Venezia Fiere - che presto organizzerà il Salone dei Beni Culturali - erano invece arrivati dallo stesso Cortese.
Paolo De Grandis e B.Zarro
PREMIO OPENARTE

Paolo De Grandis, Presidente di Arte Communications
conferisce il PREMIO OPENARTE
all'artista B.Zarro per l'opera "Cavallo di Troia"
Arte Communications istituisce la 1a Edizione del Premio OPENARTE in occasione di OPEN2OO5 8.Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni.
L'evento prevede la premiazione di un artista partecipante ad OPEN che con la sua opera si sia distinto per originalità espressiva e tematica.
Il premio darà la possibilità all'artista vincitore di partecipare ad un'altra edizione di OPEN.
L'istituzione del Premio OPENARTE riflette il respiro internazionale della mostra OPEN e la sua prevalente attitudine sperimentale nel proporre il legame tra scultura ed installazione, senza alcuna preclusione di orientamento linguistico e di ricerca lasciando così una testimonianza della nostra contemporaneità.
La giuria, composta dal Presidente Paolo De Grandis e dai curatori Vincenzo Sanfo, Chang Tsong-zung e Marisa Vescovo, ha selezionato l'artista B.Zarro con l'opera Cavallo di Troia.
Il Presidente della giuria, Paolo De Grandis, ha così motivato la scelta:
B.Zarro, di origini romane, è un'artista della frontiera i suoi interventi artistici, sono il prodotto della sua personalissima visione del mondo. Con l'opera Cavallo di Troia, un vero aereo F104, reduce dalla guerra nei Balcani, ha attirato masse di visitatori per comunicare il suo messaggio di pace. In un presente al centro di tensioni politiche in grado di monopolizzare anche la sfera culturale, l'opera Cavallo di Troia, di rara efficacia espressiva, rilancia il monito: non basta avere delle ali per essere degli angeli!
PAOLO DE GRANDIS. L’ideatore dell’esposizione Open si racconta
Fonte: La Nuova
La Nuova Venezia
DOMENICA, 11 SETTEMBRE 2005
Pagina 3 - Primo Piano PAOLO DE GRANDIS.
di Simone Bianchi
L’ideatore dell’esposizione Open si racconta
L’uomo che porta l’arte fuori dai musei
«Opere da tutto il mondo nel verde del Lido: ho realizzato il mio sogno»
Ho preso spunto dalla Biennale che visitavo da piccolo
Ricorderò sempre quei cinque minuti con Peggy Guggenheim
Ha girato il mondo in lungo e in largo stringendo legami con culture lontane. Come una sorta di Marco Polo dell’arte moderna ne ha tradotto i linguaggi facendoli conoscere all’Europa attraverso il progetto Open, divenendo al tempo stesso un punto di riferimento per l’arte asiatica nel vecchio continente. Partito dal Lido in punta dei piedi, Paolo De Grandis ha saputo catalizzare su di sé gli interessi addirittura del governo cinese, che lo ha voluto di recente a Shangai.
Se la notorietà in loco gli è giunta attraverso Open, il suo lavoro è partito da lontano, nel 1984, facendosi conoscere e apprezzare all’estero. Come nasce il progetto Open? «E’ nato molti anni prima dell’esordio nel 1998. L’idea era quella di coinvolgere i governi per presentare un loro artista di punta al Lido. Un po’ prende spunto dalla Biennale che da decenni è il riferimento in questo contesto, ma volevo che nascesse qualcosa in grado di avere continuità. Non una mostra singola ma che proseguisse nel tempo».
Pensava di ottenere così tanto successo? «In parte sì, ma la mia grande fortuna è stata trovare in Pierre Restany, che ne è stato curatore e regista, un grande appoggio. L’idea era nel cassetto da tanti anni, ma alla fine è stato come girare un film con il miglior regista e i migliori attori».
Perché la scelta del Lido? «Era il luogo ideale per farlo. C’era il Festival del cinema con il seguito di media e personaggi della cultura in grado di apprezzarlo, e poi perché il Lido in quel contesto non aveva nulla. Venezia ha i suoi spazi ai Giardini, il Lido può mettere invece a disposizione l’area urbana e un ambiente ricco di verde e natura».
Malgrado il successo anche all’estero, al Lido sembra sempre che ogni edizione debba essere l’ultima. «Il problema sono infatti i costi della manifestazione. Piace a tutti ma i contributi sono minimi se non nulli. Per un privato non è facile. Non so se è per colpa del progetto o perché lo si fa al Lido. O forse perchè non porta soldi a nessuno. Del resto non busso mai direttamente alle porte della politica o dell’industria, ma qui ci sono governi che fanno la fila per venire ed essere rappresentati. Forse servirebbe un anno di stop per capire se veramente qualcuno si accorge della mancanza di Open».
Come si definirebbe? «Un libero professionista con la elle maiuscola. Uno spirito libero in tutto quello che faccio».
Ha mai avuto la sensazione di predicare nel deserto? «No. Così come non m’interessa essere un profeta in patria. Qui ci sono già molte persone che credono di esserlo ma in realtà non lo sono».
Una vena polemica? «No, è la realtà, meglio allora essere una sorta di Marco Polo del 21º secolo e andare a scoprire l’arte in Cina».
Come nasce il suo rapporto con l’Asia? «Voglia di conoscere e scoprire. Ho conosciuto persone stupende e sono riuscito a farmi apprezzare. Adesso sto portando moltissimi paesi alla Biennale di Venezia, ma prima li ho fatti esordire a Open che, in questo contesto, è stato una sorta di trampolino di lancio molto fortunato per tutti».
Lei è stato protagonista anche agli ultimi mondiali di calcio in Giappone e Corea con il Flag Art Festival nel 2002. «Sì, sono stato il commissario europeo per l’arte della Repubblica coreana su invito dello stesso governo e della Fifa. E’ stato un altro gran bel successo».
E intanto ha stretto forti legami con i paesi asiatici. «Sono grandi rapporti di fiducia reciproca. Alla Biennale ho già fatto esordire Hong Kong, Indonesia, Singapore, Taiwan e Iran tra gli altri. Sono persone speciali e la loro cultura è molto più vasta di quello che si possa immaginare. Il governo cinese mi ha contattato direttamente dopo essersi informato bene su chi ero. Volevano sapere tutto. Verranno al Lido nel 2006 con 70 artisti per un Open tutto cinese».
E il rapporto con il Marocco? «E’ nato sempre con Open. Il governo mi ha contattato e ne sono diventato una sorta di ambasciatore per l’arte europea. Il prossimo anno faremo Open anche lì portando il meglio dell’arte occidentale in un paese islamico che ho fatto esordire di recente alla Biennale assieme al Libano».
E Yoko Ono, che lei ha avuto modo di incontrare a Venezia? «Una persona meravigliosa che ha creduto nel mio progetto. Per la prima volta al mondo, due anni fa ha seguito una sua opera nell’ambito della mostra che la ospitava. E’ stato un onore, ma per parlare di lei non basterebbero mille interviste. Portarla al Lido è stata per me una vittoria».
Come ha fatto a innamorarsi dell’arte moderna? «Trovandomi per caso da piccolo a seguire la Biennale. Di lì è stato un crescendo. Ricordo che ho scritto a tutti gli artisti possibili per ricevere una loro lettera, e ora ne ho una collezione stupenda. Ma che emozione conoscere gente del calibro di Santomaso, Vedova e Guidi. Senza parlare dei cinque minuti trascorsi con Peggy Guggenheim».
Perché crede che la formula di Open possa essere vincente? «Perché l’arte vuole uscire e mettersi in mostra come accade al Lido. Vuole scappare dai luoghi chiusi e andare incontro alla gente. E’ un messaggio politico per abbattere le frontiere. Invece l’arte è ancora imprigionata, soprattutto dai costi elevatissimi per chi vuole realizzarla e soprattutto poterla esporre. L’arte è ancora rinchiusa in un mercato globalizzato. I soldi ci sono ma vengono distribuiti senza democrazia per il potere di alcune lobby».
Da qui i progetti Sezione Giovani e Venice Village che avete sviluppato con il Circolo artistico di Venezia? «Esatto. Al Palazzo delle Prigioni abbiamo tentato di dare spazio ai giovani emergenti, a chi studia e si forma a Venezia, altrimenti resta sommerso e non ha la possibilità di mostrare le proprie qualità. Di gente brava ce n’è tanta, ma magari non ha i mezzi».
Cosa la aspetta adesso? «Ho un solo obiettivo: continuare a lavorare e sognare. Open stesso è un sogno che si concretizza sempre di più, e dall’anno prossimo raddoppierà con un’edizione dedicata alla fotografia, sempre all’aperto, tra maggio e giugno. Naturalmente al Lido».